La situazione critica del carcere di Como, il Bassone, ha portato a un intervento urgente da parte del Ministero della Giustizia, concretizzato nel trasferimento di 44 detenuti in altre strutture penitenziarie.
L’iniziativa, annunciata dal sottosegretario Andrea Ostellari, figura di spicco della Lega, segue un episodio di grave violenza avvenuto il 13 novembre scorso, che ha visto coinvolti sia un detenuto che tre agenti penitenziari, evidenziando le tensioni e le criticità intrinseche all’istituto.
La visita congiunta con il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, ha rivelato una realtà imponeva un’azione immediata.
Il carcere, progettato per ospitare 240 detenuti, ne deteneva 390, configurando una sovraffollamento che mina irrimediabilmente le condizioni di sicurezza e dignità sia per la popolazione carceraria che per il personale.
Questa densità abitativa, ben al di sopra dei limiti stabiliti, non solo aggrava il rischio di disordini e violenze, ma ostacola anche l’attuazione di programmi di riabilitazione e reinserimento sociale, elementi fondamentali per un sistema penitenziario efficiente e umano.
L’intervento amministrativo, che ha portato al trasferimento dei detenuti, si colloca in un quadro più ampio di riforme strutturali volte a riqualificare l’intero sistema penitenziario lombardo.
Ostellari ha sottolineato l’importanza di rispettare le normative e di affrontare con fermezza le responsabilità derivanti da atti di violenza, indicando la necessità di misure correttive che coinvolgano direttamente i protagonisti degli scontri.
Si tratta di un approccio che mira a ristabilire l’ordine e a prevenire future escalation di tensione, pur riconoscendo la complessità delle dinamiche sociali che si sviluppano all’interno delle carceri.
Parallelamente, è stata annunciata una significativa riorganizzazione del personale, con l’impegno a incrementare il numero di agenti, assistenti, sovrintendenti e ispettori.
Questa iniziativa, programmata per culminare nel 2026, riflette la consapevolezza che un adeguato presidio di sicurezza e di supporto è essenziale per garantire un ambiente carcerario sicuro e funzionale.
L’incremento del personale non si limita ad una mera questione numerica, ma implica anche un miglioramento delle competenze e della formazione, con l’obiettivo di affrontare le sfide specifiche che derivano dalla gestione di una popolazione detenuta complessa e spesso vulnerabile.
Un ulteriore tassello di questa strategia di riforma riguarda l’accelerazione delle procedure di espulsione dei detenuti stranieri in prossimità della fine della pena residua.
Questa misura, volta a ottimizzare l’efficacia dell’esecuzione penale, si inserisce in un contesto di crescente attenzione alla gestione dei flussi migratori e alla cooperazione internazionale in materia di giustizia penale.
L’obiettivo è rendere le procedure più rapide ed efficienti, nel rispetto delle normative vigenti e dei diritti fondamentali dei detenuti.
Infine, la nomina di Roberta Galati a direttrice del carcere di Como, proveniente da Monza, segna un punto di discontinuità gestionale e testimonia l’intenzione di imprimere una nuova direzione all’istituto, con l’auspicio di rafforzare il dialogo con il territorio e di promuovere iniziative volte a favorire il reinserimento sociale dei detenuti.
La nuova direzione dovrà affrontare una sfida complessa, richiedendo capacità di leadership, sensibilità umana e una profonda conoscenza del sistema penitenziario.







