A Inverigo, una vicenda apparentemente marginale ha innescato un acceso dibattito sul diritto di espressione, la regolamentazione dello spazio pubblico e il ruolo dell’amministrazione comunale.
Il sindaco Francesco Vincenzi ha ordinato la rimozione di uno striscione realizzato dai bambini della scuola primaria Don Gnocchi, un’opera dedicata alla pace che adornava la recinzione esterna dell’istituto.
La decisione, seppur presentata come una questione di ordinaria amministrazione, ha generato immediate reazioni contrastanti, evidenziando una profonda divergenza di vedute sulla libertà di espressione artistica e sulla legittimità degli interventi amministrativi in ambiti sensibili come l’educazione e i valori.
L’azione del sindaco non è passata inosservata, scatenando la protesta di numerosi genitori, preoccupati di assistere a una limitazione ingiustificata della creatività infantile e di un messaggio distorto sull’importanza della pace.
A sostegno delle famiglie si è schierata la minoranza in consiglio comunale, Inverigo 2021, che ha espresso il proprio dissenso in un comunicato ufficiale, denunciando una decisione che, al di là delle giustificazioni procedurali, appare in contrasto con i principi costituzionali di libertà di espressione e di promozione dei valori universali.
La minoranza ha sottolineato come l’atto amministrativo possa essere interpretato come un’ingerenza nell’educazione civica dei bambini, impedendo loro di manifestare pubblicamente un ideale di convivenza pacifica.
Il sindaco Vincenzi ha risposto alle critiche, tentando di stemperare la polemica e chiarire le motivazioni alla base della sua decisione.
Ha negato qualsiasi intento politico o censorio, ribadendo che la rimozione dello striscione è stata dettata esclusivamente da considerazioni di ordine pubblico e di sicurezza.
Secondo quanto dichiarato, la recinzione dell’istituto ha una funzione specifica e ineludibile: garantire l’incolumità degli alunni.
L’esposizione dei lavori scolastici, ha precisato, è consentita all’interno degli spazi appositamente predisposti all’interno della scuola, in cui tali manifestazioni di creatività possono trovare la loro collocazione appropriata, nel rispetto delle normative vigenti e della sicurezza generale.
La vicenda pone interrogativi significativi sul delicato equilibrio tra l’esercizio dell’autorità amministrativa e il diritto dei cittadini, in particolare dei più giovani, a esprimere il proprio pensiero e i propri valori.
Se da un lato è innegabile il dovere dell’amministrazione di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, dall’altro è altrettanto importante salvaguardare la libertà di espressione e promuovere la partecipazione attiva dei cittadini, anche dei bambini, alla vita comunitaria.
La questione solleva riflessioni più ampie sul ruolo della scuola come spazio di educazione civica e di crescita personale, e sull’importanza di favorire un clima di dialogo e di rispetto reciproco, in cui le voci di tutti possano essere ascoltate e considerate.
La vicenda di Inverigo, pur nella sua apparente semplicità, si rivela quindi un microcosmo di tensioni e di valori contrastanti, che invitano a una riflessione più approfondita sui principi fondanti della nostra società.