La vicenda che coinvolge due giovani adulti e tre minorenni, arrestati a Milano in seguito a un brutale episodio di aggressione e rapina avvenuto nella zona della movida di corso Como, solleva interrogativi profondi sulla crescente escalation della violenza giovanile e sulle sue implicazioni giuridiche e sociali.
L’aggressione, consumatasi il 12 ottobre, ha lasciato un giovane studente di 22 anni con ferite gravi, frutto di un’azione premeditata e coordinata, che ha visto il coinvolgimento di cinque individui.
Le accuse mosse ai due maggiorenni, in attesa di interrogatorio davanti alla giudice per le indagini preliminari (GIP) Chiara Valori, delineano un quadro di reato particolarmente efferato.
Oltre al tentato omicidio, aggravato da una pluralità di elementi che infittiscono la gravità del fatto, si configura una rapina perpetrata con l’utilizzo di un’arma.
Le circostanze aggravanti, dettagliatamente elencate nell’ordinanza cautelare, includono la natura pluripersonale dell’azione, la sua connessione con l’intento di rapina, il coinvolgimento di minorenni e, soprattutto, la situazione di evidente sopraffazione della vittima, resa incapace di difesa non solo dall’ora tarda, ma anche dall’assenza di possibili soccorritori, amplificando ulteriormente la vulnerabilità della persona offesa.
L’accusa di concorso morale, rivolta a uno dei due imputati, evidenzia il ruolo cruciale nella pianificazione e nell’esecuzione del crimine, dimostrando una responsabilità condivisa nel determinare l’azione violenta.
La prospettiva di un rito abbreviato potrebbe portare a una riduzione delle pene, potenzialmente fino a 14 anni o poco più, ma la complessità del quadro accusatorio e la ferocia del gesto rendono incerta la portata dello sconto.
La distinzione giuridica tra maggiorenni e minorenni, come è noto, prevede pene diverse, generalmente più attenuate per questi ultimi, in virtù del loro status di sviluppo e rieducazione.
La decisione di procedere con il rito abbreviato dipenderà da una serie di fattori, tra cui la valutazione della difesa e le strategie processuali adottate.
L’inchiesta, condotta dalla Polizia sotto la direzione del pubblico ministero Andrea Zanoncelli, mira a ricostruire l’intera dinamica dell’evento, individuando tutti i responsabili e accertando le motivazioni alla base di un gesto di tale violenza.
L’episodio, lungi dall’essere un fatto isolato, riemerge come sintomo di un disagio sociale più ampio, che richiede un’analisi approfondita delle cause e delle possibili soluzioni, non solo a livello giuridico, ma anche in termini di prevenzione, educazione e sostegno alle fasce più vulnerabili della popolazione.
La gravità del gesto, e la sua potenziale escalation, impongono una riflessione urgente sulla necessità di rafforzare i sistemi di controllo sociale e di promuovere una cultura del rispetto e della legalità, soprattutto tra i giovani.









