Un’emergenza umanitaria e di sicurezza si è verificata nella casa circondariale di Como, il carcere noto come ‘Bassone’, scatenando un episodio di grave tensione che ha messo a dura prova l’apparato di sicurezza e sollevato interrogativi urgenti sul sistema penitenziario italiano.
La dinamica, sfociata in una rivolta che ha coinvolto un numero ancora non quantificato di detenuti, ha lasciato un bilancio di quattro feriti, uno dei quali, in condizioni critiche, è stato trasportato in codice rosso all’ospedale di Monza a seguito di un trauma toracico, presumibilmente causato da una caduta all’interno di una struttura metallica.
Gli altri tre feriti, agenti di polizia penitenziaria, sono stati medicati in ospedale per accertamenti.
La sommossa, iniziata in maniera più contenuta nella mattinata con un tentativo di evasione, si è poi intensificata, costringendo un agente a barricarsi per proteggersi da un gruppo di rivoltosi.
L’intervento delle forze dell’ordine, coadiuvate da squadre anti sommossa provenienti da Milano e da altri istituti penitenziari lombardi, è stato massiccio e tempestivo, culminando con il ripristino dell’ordine intorno alle ore 19:15.
Un ingente dispiegamento di ambulanze, vigili del fuoco, carabinieri e polizia ha creato un perimetro di sicurezza attorno al carcere.
Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha sottolineato l’efficacia e la rapidità dell’intervento del personale penitenziario, ma l’episodio non può essere isolato da un contesto strutturale di profonda crisi.
La casa circondariale di Como si colloca tra gli istituti penitenziari più sovraffollati d’Italia, con un numero di detenuti (424 a luglio) che supera di gran lunga la capienza regolamentare (265).
Questa condizione di emergenza, resa ancora più drammatica dalla carenza di risorse e personale, alimenta tensioni e frustrazioni che possono sfociare in episodi di violenza.
La vicenda del ‘Bassone’ non è un caso isolato, ma il sintomo di un malessere sistemico che affligge il sistema penitenziario italiano, caratterizzato da una cronica mancanza di spazi, personale qualificato e programmi di reinserimento sociale efficaci.
Il segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, ha denunciato l’assenza di misure adeguate per fronteggiare questa emergenza, evidenziando la necessità di interventi urgenti e strutturali per garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria, il rispetto dei diritti dei detenuti e il corretto funzionamento del sistema giustizia penale.
La vicenda solleva, quindi, interrogativi cruciali sulla capacità dello Stato di gestire un sistema penitenziario in stato di profonda crisi, e sulla necessità di un profondo ripensamento delle politiche penali e delle risorse dedicate alla riabilitazione e al reinserimento sociale dei detenuti.







