Un’operazione giudiziaria di vaste proporzioni, con 76 indagati – 66 persone e 10 società – e 22 capi d’imputazione, ha portato alla luce un complesso sistema di traffici illeciti legati alla gestione di rifiuti edili e demolizioni, con un presunto profitto illecito quantificato in circa 5.600 euro.
L’inchiesta, condotta dalla DDA di Milano sotto la direzione del procuratore Francesco De Tommasi, ha rivelato come ingenti quantità di materiali, classificati come cemento o inerti misti provenienti da attività di costruzione e demolizione, siano state presentate fittiziamente come “aggregati riciclati”, eludendo così le normative ambientali e i processi di recupero previsti dalla legge.
Il nodo cruciale di questa rete criminale sembra essere la società Cereda Ambrogio srl, accusata di aver gestito in modo abusivo e illecito un volume significativo di rifiuti non pericolosi, destinati a uno smaltimento improprio e privo di qualsiasi forma di trattamento.
L’impianto, come emerso dalle indagini, non ha sottoposto i materiali a processi di qualificazione o recupero, violando le direttive europee e nazionali in materia di economia circolare.
Un episodio particolarmente significativo riguarda il cantiere della società Como Calcio 1907 a Mozzate, nel Comasco, dove è stato realizzato il campo di allenamento della squadra di Serie A.
Tra marzo e dicembre 2022, sarebbero state conferite in questo sito circa 316 tonnellate di rifiuti non trattati, inglobati nel terreno in modo irregolare.
È importante sottolineare che il club Como Calcio risulta totalmente estraneo alle indagini, apparendo come ricevente involontario di materiali gestiti in maniera illecita da altri soggetti.
Al centro dell’indagine per lo smaltimento abusivo nel cantiere di Mozzate figurano il legale rappresentante della società Floricultura Ghezzi Giuseppe e la società Ghema srl, insieme ad altre persone.
Secondo la Procura di Milano, i rifiuti provenienti dagli impianti di queste due società sarebbero stati indirizzati al cantiere del Como Calcio, con l’intento di mascherare la loro provenienza e la loro natura.
Le accuse nei confronti degli indagati includono la presunta formazione di un’associazione per delinquere finalizzata alla gestione illecita dei rifiuti.
L’inchiesta solleva interrogativi cruciali sulla sorveglianza e il controllo dei flussi di materiali da costruzione e demolizione, e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di tracciabilità per prevenire pratiche illegali che danneggiano l’ambiente e compromettono la salute pubblica.
L’operazione evidenzia, inoltre, la complessità e la pervasività del fenomeno dei traffici illeciti di rifiuti, che spesso si intrecciano con attività economiche apparentemente legittime, richiedendo un impegno costante da parte delle autorità giudiziarie e degli enti di controllo.







