Il futuro del latte lombardo si configura come un percorso di rafforzamento identitario e sviluppo sostenibile, un’affermazione di radici profonde che non deve temere l’evoluzione del panorama agroalimentare nazionale.
L’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, durante un incontro a Mantova, ha sottolineato come processi aggregativi, se guidati e plasmati dal territorio, rappresentino un volano di crescita, non una fonte di preoccupazione.
La Lombardia, cuore pulsante della produzione lattiero-casearia italiana, ospita un tessuto di 5.975 allevamenti, un peso significativo pari al 17% del totale nazionale.
Il numero di vacche da latte, attestatosi a 580.000 capi, corrisponde al 39% del parco nazionale, contribuendo a generare ben il 46% del latte prodotto in Italia.
Questa abbondanza di latte alimenta la produzione di alcuni dei formaggi DOP più rinomati a livello mondiale, come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano, il Gorgonzola, il Taleggio e il Provolone Valpadana, simboli di un’eccellenza casearia che si tramanda di generazione in generazione.
Nel 2024, la Lombardia ha registrato un volume di consegne pari a 6,1 milioni di tonnellate, una cifra che evidenzia la vitalità di un settore caratterizzato da una struttura produttiva orientata verso realtà medio-grandi.
La concentrazione degli allevamenti è significativa: a Brescia, quasi la metà (49%, con 992 allevamenti) impiega più di 100 capi; a Mantova, la percentuale sale al 66% (847 allevamenti), mentre a Cremona raggiunge l’82% (807 allevamenti), dimostrando una specializzazione e un’organizzazione produttiva avanzata.
Nonostante un contesto nazionale segnato da una contrazione degli allevamenti – 12.000 in meno dal 2014 – il settore lombardo e italiano nel suo complesso mostra una notevole resilienza.
L’Italia ha assistito a un aumento di 39.000 unità di vacche da latte (+2,7%), un dato in controtendenza rispetto alla situazione dei principali competitor europei, Germania, Francia e Olanda.
Questo incremento testimonia la capacità del sistema agroalimentare italiano di adattarsi e prosperare, anche in un contesto globale sempre più competitivo.
Livio Proietti, presidente di Ismea, ha sottolineato l’importanza di disporre di dati accurati e aggiornati provenienti da istituzioni di riferimento come Ismea e Clal, fondamentali per affrontare le sfide complesse che il settore deve costantemente superare.
La capacità di interpretare i segnali del mercato e di agire con tempestività, fornendo agli operatori gli strumenti necessari per prendere decisioni informate, è cruciale per trasformare la qualità intrinseca dei prodotti italiani in una solida competitività internazionale, capace di affermarsi sui mercati globali.
Il futuro del latte lombardo, e dell’intera filiera lattiero-casearia italiana, si proietta verso una maggiore integrazione, innovazione e valorizzazione del territorio di origine.