lunedì 1 Dicembre 2025

Truffa al Reddito di Cittadinanza: la rete criminale smascherata a Cremona

Un’abile rete di elusione, tessuta attorno al Reddito di Cittadinanza, ha portato alla luce un caso di sofisticata criminalità finanziaria a Cremona.

Un gruppo di percettori, desiderosi di aggirare il limite mensile di 100 euro destinato all’acquisto di beni di prima necessità, ha orchestrato un sistema fraudolento, avvalendosi della collaborazione occulta di otto commercianti locali.

Questi ultimi, titolari di diverse attività commerciali – tabaccherie, un ristorante e un minimarket – hanno operato come veri e propri “bancomat illegali”, trasformando il sussidio statale in liquidità contante, ma trattenendo una commissione che configurava un praticabile di usura.

L’indagine della Guardia di Finanza ha rivelato una struttura complessa, caratterizzata da una precisa divisione di ruoli e una pattuita omertà.
I percettori, spesso individui in difficoltà economica, si facevano corrispondere il Reddito di Cittadinanza, per poi cederlo ai commercianti in cambio di una somma inferiore.
Questi ultimi, a loro volta, gestivano il denaro, apparentemente per conto dei percettori, ma in realtà tranne una parte significativa come compenso per il servizio illegale reso.

Una commessa, impiegata in una delle attività commerciali coinvolte, ha fornito informazioni cruciali, contribuendo a svelare l’ingranaggio criminale.

L’illecito si configura come una combinazione di reati finanziari, tra cui l’abusiva prestazione di servizi di pagamento e l’applicazione di tassi usurari di dimensioni spaventose.
Le percentuali applicate, secondo le evidenze raccolte, oscillavano tra un impressionante 782% e un vertiginoso 4.463%, sfruttando la vulnerabilità economica dei percettori e configurando un sistema di oppressione finanziaria.
Le operazioni illecite, contabilizzate per un controvalore complessivo di circa 70.000 euro, si sono protratte per un periodo di tempo significativo, accumulando un impatto negativo non solo sui singoli percettori, ma anche sull’integrità del sistema di welfare nazionale.
Il procedimento giudiziario si è concluso con accordi patteggiati per sette dei commercianti coinvolti, condannati a un anno di reclusione e 3.000 euro di multa, con pena sospesa.

L’ottavo commerciante ha ricevuto una condanna più severa: un anno e sei mesi di reclusione e 3.300 euro di multa, con la sospensione della pena subordinata alla prestazione di un’attività non retribuita a favore del Comune di Cremona, come forma di riparazione sociale.
Questo caso, lungi dall’essere un episodio isolato, solleva interrogativi cruciali sull’efficacia dei controlli e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione delle frodi all’interno del sistema di sostegno al reddito, evidenziando come la criminalità organizzata sia in grado di sfruttare anche le misure di protezione sociale, distorcendone lo scopo originario e perpetrando danni economici e morali alla collettività.

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