La tragedia di Paderno d’Adda (Lecco) ha strappato alla vita le giovani Giorgia Cagliani e Milena Marangon, due ventenni il cui destino si è spezzato in una sera di settembre, mentre percorrevano a piedi un tratto di strada verso una festa paesana a Brivio.
L’impatto con un furgone, guidato dal polacco Krzysztof Jan Lewandowski, ha segnato una comunità, sollevando interrogativi inquietanti sulla sicurezza stradale, la responsabilità individuale e le conseguenze devastanti dell’abuso di sostanze.
La ricostruzione degli eventi, come riferito dall’amica sopravvissuta Chiara Consonni, dipinge un quadro di fragilità e precarietà.
Il gruppo, giunto a Brivio con un’autovettura, si era incamminato a piedi verso il luogo della festa, costretto a procedere lungo un margine assai ristretto tra auto parcheggiate e la carreggiata, una situazione intrinsecamente pericolosa.
La testimonianza di Chiara, testimone diretta dell’orrore, descrive un istante sospeso, un rumore improvviso, l’arrivo inatteso del furgone, e la tragica scomparsa delle sue amiche.
La giovane, intenta a controllare il proprio telefono, ha avuto solo il tempo di reagire spostandosi, mentre il veicolo investiva le due ragazze.
Le indagini, complesse e approfondite, hanno portato alla luce elementi sconcertanti sul comportamento del conducente.
L’uomo, di 34 anni, si trovava alla guida per un periodo prolungato, accumulando ore di guida senza interruzioni significative, ad eccezione di una cena, e trasportando un motociclo.
La sostanza stupefacente, cannabis, aveva alterato i suoi riflessi e la sua capacità di giudizio, compromettendo gravemente la sicurezza della guida.
La difesa tenta ora di attenuare la responsabilità, sostenendo un consumo di sostanze avvenuto alcuni giorni prima, ma la Procura dovrà accertare con precisione i tempi e gli effetti dell’assunzione, valutando il rapporto diretto con l’evento.
L’inchiesta non si limita a definire le responsabilità dirette dell’imputato, ma mira ad analizzare le dinamiche che hanno portato a una situazione così drammatica.
La presenza di aree pedonali inadeguate, la densità del traffico, l’uso improprio di dispositivi elettronici durante la camminata, e, soprattutto, la guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, concorrono a creare un quadro di fragilità collettiva e di rischio elevato.
La tragedia di Paderno d’Adda rappresenta un monito severo, un invito a riflettere sull’importanza della prudenza, della responsabilità e del rispetto delle regole, affinché simili eventi non si ripetano, e la memoria delle giovani Giorgia e Milena possa servire da stimolo per un futuro più sicuro.
La comunità, addolorata e sgomenta, attende ora risposte, giustizia, e soprattutto, la promessa di un cambiamento profondo.



