Un’ombra inquietante si è addensata sull’amministrazione comunale di Milano, scuotendo le fondamenta di un servizio pubblico che dovrebbe incarnare rispetto e dignità.
Un’inchiesta giudiziaria, tuttora in corso, vede coinvolti sei dipendenti ed ex dipendenti dell’Area servizi funebri e cimiteriali, accusati di un crimine efferato: il furto di beni di valore, tra cui oro, gioielli e, in un caso particolarmente sconvolgente, un’arcata dentaria, da resti mortali affidati alle cure del Comune.
L’indagine, avviata a seguito di una denuncia formale da parte di un familiare che aveva notato la sparizione di gioielli dalla salma del proprio congiunto, ha portato a perquisizioni mirate condotte dalla Polizia Locale, sotto la direzione del procuratore aggiunto Bruna Albertini e del pubblico ministero Antonio Cristillo.
Le indagini preliminari, condotte dalla Squadra Interventi Speciali del Radiomobile, hanno rivelato un quadro allarmante: una serie di furti perpetrati non solo nelle camere mortuarie dell’obitorio di Piazzale Gorini, ma anche, e ciò aggrava ulteriormente la gravità dei fatti, nelle abitazioni dei defunti.
Al momento, sono stati ricostruiti sei episodi certi, sebbene le autorità sospettino che il numero complessivo di furti possa essere significativamente più elevato, estendendosi anche a periodi precedenti alla prima segnalazione.
I presunti responsabili, due dei quali hanno scelto di licenziarsi nei mesi recenti, avrebbero alienato i beni sottratti attraverso la vendita a diversi compro oro, sia a Milano che nell’hinterland milanese.
Un elemento cruciale per le indagini è stata la ricostruzione del percorso economico dei beni rubati, grazie al ritrovamento di ricevute rilasciate agli indagati che corroborano la corrispondenza temporale con i furti.
La documentazione sequestrata, inclusi cellulari e computer rinvenuti nelle abitazioni dei sei indagati, localizzate tra Milano e Lodi, è ora oggetto di un’analisi forense approfondita, volta a ricostruire le dinamiche dei furti, identificare eventuali complici e quantificare l’entità del danno economico.
L’inchiesta non si limita a un mero accertamento dei fatti, ma solleva interrogativi profondi sulla gestione del servizio funebre, sui controlli interni e sulla formazione del personale, evidenziando una potenziale falla nella tutela della dignità umana e nel rispetto della memoria dei defunti.
L’evento ha scosso l’opinione pubblica e sollecita una revisione urgente dei protocolli operativi e delle misure di sicurezza adottate dall’amministrazione comunale per prevenire il ripetersi di simili episodi.







