Labubu, sequestri e contraffazione: l’ombra sul fenomeno asiatico

L’avvento di un fenomeno culturale, la sua rapida ascesa e la conseguente commercializzazione hanno, purtroppo, generato un’ombra di contraffazione.

Lo dimostra l’intervento della Guardia di Finanza di Lodi, che ha portato a un significativo sequestro di prodotti illeciti legati alla linea “Labubu”, le enigmatiche bamboline-portachiavi-peluche ideate dall’artista cinese Kasing Lung.
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio, già emerso in precedenza grazie a un reportage della CNN, che aveva evidenziato precedenti intercettazioni da parte delle autorità doganali, preludio a una più complessa rete di attività illegali che si stava sviluppando sul territorio italiano.
I “Labubu”, nati nel 2015, hanno conquistato un pubblico vastissimo grazie a una strategia di marketing particolarmente ingegnosa e giocosa.

La misteriosa impossibilità di conoscere in anticipo il modello specifico contenuto all’interno della confezione acquistata ha contribuito a creare un forte desiderio e un senso di esclusività, amplificando il passaparola e la viralità del prodotto a partire dal 2019.

Le bamboline sequestrate non si limitavano a una mera copia esteriore; presentavano un’esecuzione accurata, con un packaging curato nel dettaglio, rendendo difficile per il consumatore medio distinguerle dagli originali.
Questa abilità nella riproduzione, unita alla diffusa popolarità del brand, ha permesso ai produttori di contraffazione di lucrare sulla crescente domanda, alimentando un mercato parallelo.

L’operazione della Guardia di Finanza, condotta dal Gruppo Lodi e dalla Compagnia di Casalpusterlengo, ha portato all’identificazione dei titolari di due negozi, ora denunciati, e ha innescato un’indagine più ampia volta a ricostruire l’intera filiera di approvvigionamento.
L’obiettivo è tracciare i percorsi attraverso cui questi prodotti illeciti sono entrati nel mercato italiano, individuando i responsabili della produzione e della distribuzione.
Questo caso non è un’eccezione, ma un campanello d’allarme che sottolinea la crescente sfida di proteggere la proprietà intellettuale nell’era digitale e globale.
La contraffazione, infatti, non si limita a danneggiare l’artista e l’azienda produttrice, ma erode anche la fiducia dei consumatori e distorce il mercato, penalizzando l’economia legale.
La lotta contro la contraffazione richiede una collaborazione sinergica tra forze dell’ordine, autorità doganali, aziende e consumatori, promuovendo la consapevolezza e rafforzando i meccanismi di controllo e prevenzione.

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