L’indifferenza dell’alba mantovana ha rivelato una tragica scena: un uomo di 66 anni, privo di dimora, è stato ritrovato senza vita in un luogo paradossalmente legato alla sussistenza, all’acquisto di beni primari – la fila dei carrelli di un supermercato.
La scoperta, fatta dal personale del punto vendita al sorgere della giornata, ha spezzato la routine mattutina, proiettando l’ombra di una morte solitaria in un contesto di attività e consumi.
L’arrivo dei soccorsi si è rivelato puramente formale: il medico ha potuto solo constatare il decesso, un epilogo amaro che suggerisce una causa legata alle avversità ambientali.
La notte trascorsa, segnata da temperature glaciali, con il mercurio sceso sotto lo zero, potrebbe aver accelerato il destino dell’uomo, rendendo fatale una condizione preesistente o semplicemente esacerbando le fragilità del suo organismo.
La sua esistenza, segnata dalla precarietà e dall’emarginazione, si è consumata negli spazi pubblici, negli androni di palazzi e, ironicamente, nel porticato del supermercato stesso, che divenne il suo riparo notturno.
La sua morte, un grido silenzioso, solleva interrogativi profondi sulla condizione umana, sulla marginalizzazione sociale e sulla responsabilità collettiva nei confronti dei più vulnerabili.
Non si tratta semplicemente di un decesso dovuto al freddo, ma di una tragica sintesi di una vita segnata dalla mancanza di un tetto, di relazioni stabili e, forse, di un sistema di supporto adeguato.
La sua scomparsa è un campanello d’allarme, un monito a non voltare le spalle a chi vive ai margini della società, a riflettere sulle disuguaglianze che portano all’esclusione e a cercare soluzioni concrete per garantire una vita dignitosa a tutti.
La sua storia è la storia di un uomo invisibile, un fantasma che vaga tra le nostre città, un promemoria doloroso della nostra umanità condivisa e della nostra capacità di agire per il bene comune.
La sua morte, ora, reclama una risposta, un impegno a non lasciare che altre vite si spengano nell’ombra dell’indifferenza.







