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lunedì 10 Novembre 2025

Brescia, Venditti e Garlasco: Nuove Accuse e Dubbi sul Caso Stasi

L’irruzione giudiziaria a Brescia che coinvolge l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, si configura come un capitolo particolarmente complesso e delicato all’interno di una vicenda giudiziaria che affonda le sue radici nel delitto di Garlasco e nelle sue successive, tormentate rielaborazioni processuali.

La recente indagine, e le accuse formulate, sollevano interrogativi profondi sulla correttezza delle procedure investigative e sulla tenuta delle ricostruzioni fattuali emerse nel corso degli anni.

L’elemento centrale della disputa ruota attorno all’inserimento di Andrea Sempio tra i presunti concorrenti nel delitto, una scelta che, a detta del difensore dell’ex magistrato, l’avvocato Domenico Aiello, appare in contrasto con le pronunce della Corte di Cassazione, che hanno sancito la presenza di un unico autore del reato, Alberto Stasi.
L’avvocato Aiello non esclude la possibilità di aver individuato elementi che potrebbero configurare un “falso ideologico”, una manipolazione delle prove che ha inciso in modo significativo sull’esito del processo originario e che ora torna a riemergere con forza.

Venditti, in una comunicazione veemente, descrive l’azione della Procura di Brescia come un tentativo deliberato di danneggiare la sua reputazione, a distanza di oltre quarant’anni da una carriera giudiziaria improntata, a suo dire, all’integrità e al rispetto delle leggi.

Accusa implicitamente un’operazione volta a sottoporlo a un trattamento umiliante, a un’esposizione pubblica che lo relega a mero oggetto di curiosità e speculazione.
Le accuse di aver percepito autovetture a prezzi inferiori a quelli di mercato, smentite dalla Guardia di Finanza, rafforzano, secondo Venditti, il sospetto di un disegno preordinato a minare la sua credibilità.

Al di là della rabbia e del dispiacere per il nuovo annullamento, Venditti esprime un profondo senso di amarezza e sconforto, evidenziando l’arbitrarietà dei provvedimenti a suo carico.
Il suo appello è rivolto alle istituzioni vigilanti sull’operato delle Procure, invocando un intervento che possa porre fine a quello che definisce un “linciaggio di piazza”.

La vicenda non si limita a un confronto giudiziario: essa pone interrogativi cruciali sulla gestione delle indagini complesse, sulla responsabilità delle decisioni processuali e sul delicato equilibrio tra la ricerca della verità e la tutela dei diritti fondamentali.
Il caso Garlasco, con le sue molteplici rielaborazioni e le recenti accuse, si conferma un esempio emblematico delle difficoltà intrinseche al sistema giudiziario e della necessità di garantire trasparenza e imparzialità in ogni fase del processo.

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