Nella quieta cornice di San Giuliano Milanese, una vicenda singolare e profondamente malinconica ha portato alla luce un quadro di solitudine e decadenza.
 Un ufficiale giudiziario, incaricato di eseguire un pignoramento immobiliare, ha fatto una scoperta agghiacciante all’interno di un’abitazione sigillata da tempo.
Il motivo del provvedimento giudiziario, ora appurato, si intreccia tragicamente con la fine stessa della sua destinataria.
Si tratta di Celestina Vacchini, una donna che, se ancora in vita, avrebbe compiuto novant’anni.
 Originaria della provincia di Pavia, Celestina aveva scelto di vivere una vita appartata, lontana da legami familiari e relazioni sociali.
La sua dimora, situata in una posizione centrale lungo la via Emilia, era divenuta un isolamento involontario, un microcosmo di esistenza silenziosa.
L’accesso forzato ha rivelato una scena toccante: un complesso scheletrico, completamente vestito, giaceva sul pavimento.
 L’assenza di comunicazioni con l’esterno, unita alla prolungata immobilità, suggerisce un declino lento e inesorabile, probabilmente aggravato dalle difficoltà economiche che hanno portato al pignoramento.
 La data precisa del decesso resta incerta, stimata tra i cinque e i dieci anni, un intervallo che amplifica il senso di perdita e di vuoto.
 La mancanza di contatti con parenti o amici rende difficile ricostruire gli ultimi anni di Celestina, lasciando spazio a interrogativi senza risposta.
Chi l’ha vista l’ultima volta? Quali erano i suoi pensieri, le sue speranze, le sue paure?L’intervento dell’antropologo forense sarà cruciale per determinare con certezza la causa del decesso, sebbene, ad oggi, non emergono elementi che suggeriscano una morte violenta.
 L’analisi delle ossa fornirà informazioni preziose sullo stato di salute di Celestina, sulle sue abitudini alimentari e, forse, sulla sua storia personale.
Questa vicenda solleva interrogativi profondi sulla fragilità umana, sull’importanza dei legami sociali e sulla necessità di monitorare la condizione di chi vive in isolamento.
 La storia di Celestina Vacchini è un monito silenzioso, un triste promemoria del rischio che la solitudine possa diventare una prigione invisibile, un destino ineluttabile.
 Il ritrovamento, seppur macabro, rappresenta l’inizio di un’indagine che mira a restituire dignità alla memoria di una donna dimenticata e a comprendere le dinamiche complesse che hanno condotto a questa tragica conclusione.
 
                                    


