Il crepuscolo di giovedì ha illuminato un’azione disperata, un atto di ribellione silenziosa compiuto da Elia Del Grande, l’uomo che ventisette anni or sono perpetrò una tragedia familiare a Cadrezzate, in provincia di Varese.
Abbandonando il contesto protetto, seppur restrittivo, della sua residenza a Castelfranco Emilia, Del Grande ha ingaggiato una fuga audace, improvvisando una corda precaria con fili elettrici recuperati, presumibilmente sottratti a un cantiere edile.
L’immagine di questa evasione, impressa in un video ora in possesso delle autorità, ne ha segnato l’inizio di un nuovo, inaspettato, capitolo.
La scomparsa ha scatenato un’operazione di ricerca su vasta scala, un intreccio di indagini che si dipana tra le pieghe di un passato traumatico e le incertezze del presente.
Le investigazioni si concentrano su molteplici aree geografiche: i pressi della località di fuga, il Varesotto, terra natale e teatro della cosiddetta “strage dei fornai” del gennaio 1998, quando, in affiancamento ai genitori, gestiva un’attività di panificazione, e la Sardegna, l’isola che aveva scelto come rifugio dopo il rilascio dal carcere.
L’elusione di Del Grande solleva interrogativi complessi non solo sulla sua capacità di pianificazione, ma anche sulle falle potenziali nel sistema di monitoraggio e sorveglianza a cui era sottoposto.
Il coinvolgimento della sua compagna, già sospettata di aver contribuito a un tentativo di evasione fallito nel 2015 dal carcere di Pavia, aggiunge un ulteriore livello di drammaticità alla vicenda.
L’ipotesi di una cospirazione, orchestrata con precisione e basata su una rete di complicità, alimenta le speculazioni e complica il lavoro degli inquirenti.
Le autorità, coadiuvate da carabinieri e polizia penitenziaria, stanno esaminando minuziosamente ogni elemento, ascoltando potenziali testimoni e analizzando immagini di videosorveglianza nella speranza di ricostruire il percorso intrapreso dall’uomo.
La ricerca non si limita alla mera localizzazione fisica, ma mira a comprendere le motivazioni profonde che hanno spinto Del Grande a compiere un gesto così inatteso, e a valutare il rischio che la sua fuga possa rappresentare per la sicurezza pubblica e per le persone che potrebbero averlo aiutato o che potrebbero essere coinvolte nella sua nuova vita in fuga.
La vicenda si configura come un monito sulla fragilità del controllo sociale e sulla persistenza del passato, capace di riemergere anche dopo ventisette anni, infrangendo le certezze e alimentando un senso di inquietudine diffusa.







