Mobilitazione in Lombardia: la Cgil contro la violenza nel Mediterraneo

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In un’Italia profondamente segnata dagli eventi nel Mediterraneo, la Cgil Lombardia ha promosso un’ampia mobilitazione in risposta al tragico episodio dell’abbordaggio della Flottilla per la Palestina, un atto che ha sollevato ondate di preoccupazione e indignazione nell’opinione pubblica.

Il 3 ottobre si è configurato come un giorno di riaffermazione dei valori fondanti della convivenza civile, attraverso una rete di iniziative volte a denunciare la violenza e a rivendicare il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.
La giornata di sciopero e protesta ha visto il dispiegarsi di quindici eventi distinti, ognuno espressione della volontà di una comunità lombarda che non si sottrae alla responsabilità di testimonianza e solidarietà.
Il cuore pulsante della mobilitazione è stato Milano, dove un corteo unitario, partito da Porta Venezia alle prime ore del mattino, ha percorso le vie della città per concludersi in Piazza Leonardo da Vinci, dinanzi al Politecnico, simbolo di progresso e di pensiero critico.
Parallelamente, a Como, Lecco, Crema, Monza, Brescia, Bergamo, Lodi, Mantova, Pavia, Sondrio, Legnano e Breno (Valcamonica), si sono susseguiti presidi, assemblee e cortei, ciascuno radicato nel tessuto sociale del proprio territorio.
L’orario variabile degli appuntamenti – che si sono estesi dalle prime ore del mattino fino al tardo pomeriggio – ha voluto garantire la massima partecipazione possibile, coinvolgendo lavoratori, studenti, attivisti e cittadini di ogni estrazione sociale.

La Cgil Lombardia, nel definire la natura di questa iniziativa straordinaria, ha sottolineato come lo sciopero non fosse un atto di protesta fine a sé stesso, ma una diretta conseguenza della violazione di principi cardine come la libertà di navigazione, la sicurezza delle persone inerme e la promozione della pace internazionale.

La retorica sindacale ha enfatizzato come atti di guerra e di aggressione armata, perpetrati in contesti di profonda instabilità geopolitica, rappresentino una seria minaccia ai valori democratici e alla convivenza pacifica.

L’ampiezza e la capillarità della mobilitazione testimoniano un profondo senso di responsabilità civile e un’incrinata fiducia nella capacità della società civile di contrastare la violenza e promuovere la giustizia.

L’eco di questi eventi, al di là dei numeri e dei luoghi specifici, risuona come un monito per la comunità internazionale, invitandola a ripensare i propri approcci alla risoluzione dei conflitti e a garantire il rispetto dei diritti umani per tutti, ovunque.
La giornata del 3 ottobre, dunque, si configura non solo come un momento di protesta, ma come un appuntamento con la coscienza e con la speranza di un futuro più giusto e pacifico.