L’aula di giustizia ha accolto oggi l’ultima, intensa fase del lungo contenzioso che vede coinvolto l’ex procuratore capo di Pavia, Mario Venditti, figura centrale nell’inchiesta “Bis” relativa ai tragici eventi di Garlasco.
In una mossa strategica volta a eludere l’attenzione mediatica, l’avvocato difensore ha guidato il suo assistito attraverso un accesso secondario, evitando il confronto diretto con i giornalisti assiepati.
Al centro della discussione dinanzi al Tribunale del Riesame si è posta la questione cruciale dell’ammissibilità del sequestro dei dispositivi informatici appartenenti all’ex magistrato.
La difesa ha formalmente richiesto l’annullamento di tale provvedimento, sostenendo che la procedura seguita dalla Procura di Brescia, ente inquirente responsabile delle indagini, presenterebbe irregolarità tali da inficiare la validità delle prove ricavate dai computer e dai telefoni cellulari sequestrati il 26 settembre scorso.
La richiesta di annullamento non si limita a una mera contestazione formale, bensì solleva interrogativi più ampi sul delicato equilibrio tra le prerogative dell’autorità giudiziaria e il diritto alla riservatezza e alla difesa di un indagato.
I legali di Venditti hanno argomentato che il sequestro, di ampia portata e potenzialmente invasivo, non sarebbe stato giustificato da elementi concreti e specifici che ne dimostrassero l’urgenza e la necessità.
Hanno inoltre evidenziato come l’accesso ai dati contenuti nei dispositivi possa compromettere il segreto professionale del magistrato e la riservatezza delle indagini in corso.
La vicenda di Mario Venditti si colloca in un contesto più ampio di crescente attenzione verso il ruolo e l’operato dei magistrati, con particolare riferimento alla trasparenza e all’accountability del sistema giudiziario.
L’inchiesta “Bis” di Garlasco, a distanza di anni dalla tragedia, continua a generare interrogativi e a riemergere nella coscienza collettiva, alimentando un dibattito complesso e articolato.
La decisione del Tribunale del Riesame, attesa per il termine massimo di dieci giorni, avrà un impatto significativo non solo sulla posizione personale di Mario Venditti, ma anche sull’evoluzione delle indagini e sulla percezione pubblica dell’operato della magistratura.
L’esito del giudizio potrebbe stabilire importanti precedenti in materia di sequestro di dispositivi informatici e tutela della riservatezza professionale, contribuendo a definire i confini di un potere giudiziario che deve bilanciare l’imperativo della giustizia con il rispetto dei diritti fondamentali.
La decisione, quindi, non è meramente tecnica, ma porta con sé implicazioni di principio che riguardano l’intero sistema giudiziario italiano.





