La Valtellina, scrigno di vette impervie e panorami mozzafiato, è stata teatro di una nuova, amara tragedia alpina.
Un uomo, Mauro Profaizer, ingegnere trentino di 57 anni e da tempo radicato ad Ardenno, ha trovato la morte in circostanze drammatiche sulle pendici delle Alpi Retiche, un territorio noto per la sua asprezza e l’imprevedibilità delle condizioni meteorologiche.
L’evento, avvenuto nel tardo pomeriggio, si è consumato in un contesto ambientale particolarmente delicato.
La presenza di neve residua, sciolta da un sole ingannevole, ha reso il terreno insidioso, una trappola invisibile per chi, come l’alpinista, si avventura in quelle zone.
La caduta, una spirale inarrestabile per un tratto di circa 300 metri, ha portato l’uomo a precipitare in un canalone, sigillandone il destino.
Le operazioni di soccorso, immediate e complesse, hanno coinvolto diverse componenti specializzate.
L’elicottero del servizio Elisondrio, con la sua capacità di raggiungere rapidamente zone impervie, si è rivelato fondamentale.
I militari del Sagf – Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Sondrio, esperti conoscitori del territorio e addestrati per affrontare situazioni estreme, hanno coordinato le operazioni a terra, supportati dai carabinieri di Ardenno che, con la loro presenza, hanno garantito un collegamento efficiente con le autorità giudiziarie.
Il Pubblico Ministero Stefano Latorre ha immediatamente avviato un’inchiesta per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente.
Ha delegato al personale del Sagf il compito di effettuare i rilievi tecnici e raccogliere elementi utili a chiarire se l’evento sia stato causato da un errore umano, da condizioni ambientali particolari o da una combinazione di fattori.
La tragedia solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza in montagna, sull’importanza di valutare attentamente le condizioni meteorologiche e la stabilità del terreno, e sulla necessità di adottare precauzioni adeguate quando si affrontano ambienti alpini.
Il caso Profaizer si aggiunge a una lunga lista di episodi che ricordano il rispetto che si deve alla montagna, un ambiente magnifico ma implacabile, capace di accogliere e allo stesso tempo di reclamare un pesante tributo.
La comunità valtellinese, già provata da precedenti eventi simili, piange la perdita di un uomo legato al territorio e lascia che l’eco di questa tragedia serva da monito per il futuro.







