Venticinque anni dopo, Casale Monferrato si confronta con il passato, onorando la memoria dell’alluvione del 2000 attraverso un ciclo di eventi che trascende la semplice commemorazione.
L’iniziativa, avviata con una simbolica traversata del Po verso Mantova, si configura come un’occasione per ripercorrere le ferite, celebrare la resilienza e interrogare il rapporto tra l’uomo e l’elemento naturale.
La tavola rotonda inaugurale al Teatro Municipale ha fatto da trampolino per una riflessione collettiva, offrendo uno spazio di condivisione per testimonianze dirette e analisi di un disastro che ha inciso profondamente nel tessuto sociale ed economico del Monferrato.
La creazione di un’installazione fotografica permanente in via Adam rappresenta un atto di memoria tangibile, un archivio visivo che, attraverso le immagini di Pier Paolo Viola tratte dal catalogo “Un Po di Piemonte.
Identità del fiume attraverso il territorio piemontese”, rivela il complesso legame tra la comunità locale e il Po.
Le fotografie, espressione di un’identità plasmata dalle acque, non sono semplici documentazioni, ma veri e propri ritratti di un territorio, vulnerabile e al contempo rigoglioso.
La mostra ospitata nel Torrione del Castello, estesa fino al 30 novembre, amplifica il percorso espositivo, offrendo una selezione più ampia di immagini che indagano la fragilità antropica in relazione all’imponenza del fiume.
Non si tratta solo di rivivere il trauma dell’alluvione, ma di esaminare le dinamiche territoriali, le scelte urbanistiche e le pratiche agricole che hanno contribuito a definire la vulnerabilità del territorio.
La chiusura delle celebrazioni, con il concerto della Fanfara della Brigata Alpina Taurinense, sancisce un momento di riconciliazione e di sguardo al futuro.
Il sindaco Emanuele Capra sottolinea come il ricordo di quei giorni tragici sia un monito per costruire una comunità più consapevole e resiliente, un impegno che passa attraverso la trasmissione della memoria alle nuove generazioni.
L’assessore regionale Enrico Bussalino, a sua volta, evidenzia l’importanza di una riflessione profonda su un evento che ha ridefinito i confini tra l’abitare e l’essere esposti alla potenza della natura.
L’iniziativa, quindi, non si limita alla commemorazione, ma si propone come un’occasione per una discussione aperta sulle politiche di prevenzione del rischio idrogeologico, sulla gestione sostenibile delle risorse idriche e sulla necessità di ripensare il nostro rapporto con il territorio, per evitare che eventi simili si ripetano.
Si tratta di un’eredità complessa, fatta di dolore, di solidarietà e di una rinnovata consapevolezza della nostra responsabilità verso il futuro.
Il Po, fiume generoso e impetuoso, continua a essere il testimone silenzioso di questa storia, simbolo di una terra segnata dalla memoria e proiettata verso un futuro più sicuro.







