Un’operazione ad Alessandria ha portato alla denuncia di ventiquattro individui, tra imprenditori e professionisti, per presunta frode fiscale e truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione.
L’inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza, si concentra sull’utilizzo illegittimo di crediti d’imposta legati al Superbonus 110%, un incentivo cruciale per la riqualificazione edilizia finanziato con risorse europee nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Le indagini sono scaturite da un’approfondita analisi del rischio condotta dai finanzieri, che hanno individuato un sistema volto a eludere le restrizioni normative che inibiscono alle società commerciali di beneficiare direttamente di tali agevolazioni.
Il meccanismo scoperto ruotava attorno a contratti di comodato e usufrutto, apparentemente legittimi, ma in realtà impiegati come strumenti per aggirare i limiti imposti alla fruizione del Superbonus da parte delle imprese.
Il modus operandi prevedeva la stipula di contratti di comodato e usufrutto tra persone fisiche e società commerciali.
Queste ultime, pur essendo proprietarie degli immobili oggetto di interventi di riqualificazione energetica e sismica, trasferivano formalmente il diritto di utilizzo a persone fisiche, beneficiando così del Superbonus.
Successivamente, il credito d’imposta veniva ceduto alle imprese appaltatrici, che a loro volta lo convertivano in liquidità tramite intermediari finanziari abilitati.
La Guardia di Finanza ha accertato come tali contratti fossero fittizi, un artificio deliberato per mascherare la reale titolarità degli immobili e aggirare le disposizioni di legge.
Si configura, quindi, una manipolazione del sistema volto a ottenere indebiti vantaggi economici a spese della collettività.
L’operazione dimostra una sofisticata pianificazione volta a sfruttare le opportunità offerte dal Superbonus, ma in violazione dei principi di correttezza e trasparenza che regolano l’utilizzo delle risorse pubbliche.
L’attività di indagine ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre nove milioni di euro.
Il provvedimento include una vasta gamma di asset, riflettendo la ricchezza accumulata attraverso l’illecito sistema.
Oltre a denaro contante e somme depositate su conti correnti, sono state sottoposte a sequestro polizze assicurative, buoni postali, fondi di investimento e pensione, autoveicoli di lusso, immobili residenziali e ricettivi, quote di capitale societarie e orologi di pregio.
Il sequestro rappresenta una misura cautelare volta a garantire il recupero dei beni derivanti da attività illecite e a prevenire la dispersione del patrimonio destinato al risarcimento del danno pubblico.
L’inchiesta sottolinea la necessità di controlli rigorosi e di una vigilanza costante per contrastare i fenomeni di frode e di abuso nell’utilizzo dei fondi pubblici destinati alla riqualificazione del patrimonio edilizio nazionale.








