lunedì 22 Dicembre 2025

Matilde, una vita spezzata: lutto e rabbia ad Asti.

Il canto sommesso di una ninna nanna, “Mia dolcissima piccola fragola”, risuona ancora nell’aria, un eco doloroso legato al ricordo di Matilde Baldi, giovane spezzata dall’assurdo.

La sua scomparsa, avvenuta a soli vent’anni, ha scosso profondamente la comunità di Montegrosso d’Asti, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile e una rabbia sorda, figlia dell’ingiustizia.
La sua esistenza, interrotta bruscamente il 16 dicembre, si è conclusa in un letto d’ospedale ad Alessandria, dopo una lotta disperata durata cinque giorni.
Il suo funerale, una processione di dolore e commozione, ha visto una folla commossa stringersi attorno alla famiglia, un fiume umano che ha accompagnato il feretro fino al luogo della sepoltura.
Il drammatico evento che ha segnato la sua fine risale all’11 dicembre, quando, in un tragico intreccio di velocità e imprudenza, l’auto su cui viaggiava con la madre Pia è stata brutalmente tamponata da una Porsche.
L’incidente, avvenuto sull’autostrada A33, ha innescato un’indagine complessa e inquietante, che punta il dito su una dinamica ancora più grave: una gara clandestina tra due vetture di lusso, condotte rispettivamente da Franco Vacchina e Davide Bertello, due imprenditori appartenenti a un ambiente privilegiato.

La madre, Pia, ha subito traumi facciali significativi, testimonianza della violenza dell’impatto.
Per Matilde, tuttavia, non c’è stata possibilità di salvezza.
La sua perdita, un macigno sul cuore della sua famiglia e della sua comunità, ha suscitato un profondo senso di sgomento e indignazione.

Nel gesto di un’ultima, generosa offerta, i suoi organi sono stati donati, restituendo a quindici persone la possibilità di una nuova esistenza.
Un atto di speranza e di resilienza che contrasta con la brutalità della sua morte.

Il ricordo di Matilde è custodito nelle note malinconiche di una canzone, nei palloncini bianchi che, liberati in cielo durante il funerale, sembrano ascendere verso un futuro negato, e soprattutto, nel risentimento e nello stupore di una comunità intera, che si interroga sull’accettabilità di una giovane vita spenta così improvvisamente, vittima di una folle corsa.

La sua storia, tragicamente, solleva interrogativi profondi sulla responsabilità individuale, sui limiti imposti dalla legge e sulla necessità di un cambiamento culturale che ponga la sicurezza e il rispetto della vita al di sopra di ogni vana ricerca di adrenalina e status.

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