“Paolo Conte.
Originale”: un viaggio inedito nell’anima di un artista poliedrico.
Apre le sue porte il 5 novembre a Palazzo Mazzetti, Asti, per la prima volta in una retrospettiva ambiziosa che esplora la dimensione pittorica, spesso celata dietro il successo del cantautore e compositore.
La mostra, che celebra una passione per l’arte visiva costantemente alimentata per quasi settant’anni, presenta un corpus di 143 opere su carta, testimonianza di una ricerca estetica in continua evoluzione e di un immaginario profondamente radicato nella cultura del Novecento.
Lungi dall’essere un mero “hobby”, il disegno e la pittura per Paolo Conte rappresentano un linguaggio primario, una forma di espressione parallela alla musica, che ne rivela le stesse peculiarità: l’eleganza formale, la malinconia sussurrata, l’inconfondibile atmosfera jazzata e l’ironia sottile, capaci di smuovere l’animo e stimolare la riflessione.
L’itinerario espositivo, che ripercorre tappe cruciali come le mostre del Barbican Hall di Londra (2000) e le esposizioni in diverse città italiane fino al 2007, culmina nell’invito prestigioso alla Galleria degli Uffizi, segnando un riconoscimento alla centralità di questa produzione artistica.
Il percorso si articola in tre nuclei tematici distinti.
Il primo, dedicato alle opere preparatorie e agli studi per la musica, include capolavori assoluti come “Higginbotham” (1957), un omaggio vibrante a uno dei pionieri del trombone jazz, realizzato con la combinazione suggestiva di tempera e inchiostro.
Il secondo nucleo è dedicato a “Razmataz”, un’opera onirica e totale, un vero e proprio “romanzo in immagini e suoni”, interamente concepito, scritto, musicato e disegnato da Conte.
Attraverso una selezione accurata di tavole tratte da questo universo complesso, la mostra offre una chiave interpretativa privilegiata sulla poetica dell’artista.
Infine, una terza sezione, caratterizzata dall’uso espressivo del cartoncino nero, rivela un Conte più introspettivo, capace di evocare, attraverso la sapiente modulazione delle linee e dei colori, suggestioni provenienti dalla musica classica, dal jazz, dalla letteratura e dall’arte in generale.
La curatela, guidata direttamente da Paolo Conte, ha voluto garantire un ordine espositivo che favorisca un’esperienza immersiva e personale.
La sua unica, e illuminante, richiesta: “Lasciare al pubblico la libertà di interpretare, di immaginare, di perdersi nelle opere, senza filtri né preconcetti”.
Un invito a un dialogo silenzioso con l’opera, un’esplorazione del profondo che attinge all’inconscio collettivo e individuale, alla ricerca di significati inaspettati e stimolanti.
La mostra si configura, dunque, non solo come una retrospettiva artistica, ma come un’immersione nella mente e nel cuore di un artista che ha saputo, con ineguagliabile maestria, coniugare musica e arti visive, creando un universo poetico di rara bellezza e profondità.





