sabato 13 Dicembre 2025

Ruché: il vino salvato dal parroco, un gioiello piemontese

Il Ruché di Castagnole Monferrato, un gioiello vitivinicolo piemontese, incarna una storia di resilienza e di profonda connessione con il territorio.

Questo vitigno autoctono, quasi perduto nel corso del XX secolo, ha trovato la sua redenzione grazie all’impegno del parroco don Giacomo Cauda negli anni ’60, un gesto che ha salvaguardato un patrimonio enologico di inestimabile valore.

La sua produzione, storicamente limitata, ne ha fatto un vino ricercato, apprezzato da un pubblico di intenditori che ne riconoscono la rarità e la complessità.

L’istituzione della Denominazione di Origine Controllata e Garantata (DOCG) nel 2010, che comprende sette comuni, ha ufficialmente consacrato il Ruchè come un Cru di eccellenza, sotto l’egida del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.
La Vigna del Parroco rappresenta il cuore pulsante di questa tradizione, custodendo le viti più antiche e più rappresentative del Ruchè.

Oggi, Luca Ferraris, viticoltore con una formazione agraria, ne è custode e interprete.
La sua decisione di abbandonare la vita cittadina per riscoprire le radici familiari e dedicarsi a questa terra, ridotta a poche vigne, ha segnato l’inizio di un percorso di crescita e di riscatto per il Ruchè.
Da un’iniziale produzione artigianale di poche migliaia di bottiglie, si è passati a un volume di 300.000 bottiglie annue, sostenuto da una solida azienda con dodici dipendenti e un fatturato di circa 1,6 milioni di euro.
La cantina storica dei suoi bisnonni, trasformata in un museo, testimonia la continuità di una tradizione secolare.
La visione imprenditoriale di Ferraris ha permesso di proiettare il Ruchè sui mercati internazionali, con un’esportazione che interessa ormai trentacinque paesi, grazie a collaborazioni strategiche come quella con Bonny Doon e Vineyard di Randall Grahm.
Oltre all’eccellenza enologica, l’azienda si distingue per l’impegno verso la sostenibilità, ottenendo la certificazione Qualitas, prima del Monferrato, che ne attesta la responsabilità ambientale, sociale ed economica.
Nonostante il successo, Ferraris guarda al futuro con consapevolezza, affrontando le sfide imposte da un mercato in continua evoluzione.

Preoccupazioni legate non solo ai dazi doganali, ma soprattutto alla volatilità del dollaro e alle nuove tendenze del consumo alcolico, in particolare in Nord Europa, che rischiano di compromettere la domanda.
La frammentazione del settore agricolo, con aziende di dimensioni ridotte (una media di 2,4 ettari), rappresenta un ulteriore ostacolo rispetto alla media francese di 12,8 ettari, evidenziando la necessità di una maggiore cooperazione e di politiche di supporto per la filiera vitivinicola del Ruchè di Castagnole Monferrato.

Il futuro di questo vino prezioso dipende dalla capacità di coniugare tradizione, innovazione e un impegno costante verso la qualità e la sostenibilità.

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