Un’abile truffa, orchestrata con spregiudicatezza e mirata a una vittima vulnerabile, ha scosso la tranquilla comunità di Alba, in provincia di Cuneo.
L’episodio, verificatosi il 10 ottobre, ha visto due individui, L.
L.
e V.
R.
, riconosciuti e arrestati a seguito di un’incalzante inseguimento autostradale, accusati di aver sottratto denaro e gioielli a un’anziana residente.
La dinamica si è sviluppata con una messe in scena apparentemente plausibile: i due malviventi, presentandosi come addetti all’acquedotto e agendo su presunta delega dell’amministratore di condominio, hanno ingannato l’anziana signora, guadagnandosi l’accesso al suo appartamento.
La scusa, apparentemente innocua, della verifica della qualità dell’acqua, si è rivelata un’abile copertura per la rapina, sfruttando la fiducia e la buona fede della vittima.
L’azione, parte di una più ampia strategia criminale, si inserisce in una serie di colpi simili perpetrati nel capoluogo cuneese, circostanza che ha permesso alla squadra mobile della polizia di Cuneo di risalire agli autori, già noti alle autorità per precedenti coinvolgimenti in attività illecite.
La loro fuga verso l’Astigiano, territorio di riferimento della loro comunità di appartenenza, non ha però impedito un rocambolesco inseguimento sull’autostrada A33, culminato con l’arresto.
I due individui, appartenenti alla comunità Sinti piemontese e domiciliati in provincia di Asti, sono stati sorpresi in possesso della refurtiva, corroborando le accuse.
Ulteriori accertamenti hanno permesso di rinvenire all’interno del veicolo altri beni di valore e una somma ingente di denaro contante, presumibilmente frutto di illecite attività.
L’episodio solleva interrogativi sulla vulnerabilità di determinate fasce di popolazione, in particolare anziani e persone sole, e sull’importanza di rafforzare le misure di prevenzione e sensibilizzazione.
La natura stessa dell’inganno, che fa leva sulla fiducia e sulla buona fede, sottolinea la necessità di una maggiore vigilanza e di una comunicazione efficace per contrastare questi fenomeni.
La collocazione geografica degli arrestati, in una provincia con una significativa presenza della comunità Sinti, introduce una dimensione culturale complessa, richiedendo un approccio sensibile e mirato per affrontare le problematiche sociali sottostanti, evitando generalizzazioni e promuovendo l’integrazione e il rispetto reciproco.
Dopo l’arresto, L.
L.
è stato trasferito nella casa circondariale Lorusso-Cotugno di Torino, mentre V.
R.
è stato detenuto in quella di Cuneo, in attesa di ulteriori indagini e del processo che determinerà la loro responsabilità.








