La Crisi del Riso Italiano: Tra Concorrenza Globale, Politiche Commerciali e Futuro IncertoIl settore risicolo italiano, cuore pulsante dell’agricoltura piemontese e pilastro dell’eccellenza agroalimentare nazionale, sta affrontando una fase di profonda crisi, con implicazioni che rischiano di compromettere la sopravvivenza di numerose aziende agricole e di alterare il panorama produttivo.
La drammatica contrazione dei prezzi, registrata all’inizio della nuova campagna di raccolta, testimonia la pressione esercitata da fattori complessi e interconnessi, che vanno ben oltre la semplice dinamica dell’offerta e della domanda.
I produttori italiani si trovano a fronteggiare quotazioni crollate a livelli insostenibili, con una diminuzione che, in alcuni casi, supera il 50% rispetto ai valori di pochi mesi precedenti.
Varietà pregiate come il Carnaroli e l’Arborio, simboli della qualità italiana e ampiamente apprezzate a livello internazionale, vengono ora scambiate a prezzi che rendono economicamente antieconomico il processo di coltivazione, mettendo a rischio la redditività delle aziende agricole e la continuità delle tradizioni secolari.
La causa principale di questo scenario allarmante risiede nell’aumento significativo delle importazioni di riso provenienti da paesi terzi.
Le statistiche Coldiretti, elaborate su dati Istat, evidenziano un incremento del 10% nei primi sette mesi del 2025, con volumi totali che superano i 208 milioni di chilogrammi.
Questo afflusso di prodotto straniero, spesso proveniente da paesi con costi di produzione inferiori e, in molti casi, beneficiando di regimi di agevolazioni tariffarie, intensifica la competizione e deprime i prezzi sul mercato interno.
È significativo che circa il 60% del riso importato in Italia goda di queste tariffe agevolate, un fattore che amplifica l’impatto negativo sulla produzione nazionale.
La situazione è ulteriormente complicata dall’evoluzione dei negoziati riguardanti la revisione del Regolamento sul Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG).
L’attuale bozza di revisione introduce la possibilità di una clausola di salvaguardia, apparentemente pensata per proteggere i prodotti europei in caso di danni significativi.
Tuttavia, la sua formulazione automatica solleva seri dubbi sulla sua effettiva capacità di tutelare il riso europeo, poiché potrebbe non tenere conto delle specificità dei singoli contesti produttivi e delle peculiarità del mercato.
Una clausola salvaguardia inefficace rischia di lasciare il settore risicolo esposto a fluttuazioni incontrollabili e a una concorrenza sleale.
Al di là della mera emergenza contingente, la crisi del riso italiano pone interrogativi profondi sulle politiche commerciali europee e sulla necessità di ripensare i meccanismi di sostegno all’agricoltura di qualità.
È imperativo promuovere una maggiore trasparenza nei flussi commerciali, garantire condizioni di parità tra i produttori europei e quelli terzi e sostenere la ricerca e l’innovazione per migliorare la competitività del settore.
Inoltre, è cruciale valorizzare l’unicità del riso italiano, promuovendone la conoscenza e l’apprezzamento a livello internazionale, per contrastare la commoditizzazione del prodotto e rafforzare l’identità del settore risicolo nazionale.
Il futuro del riso italiano, e con esso un pezzo importante del patrimonio agroalimentare del nostro Paese, dipende dalla capacità di affrontare con coraggio e determinazione queste sfide complesse.





