Nel cuore delle colline cuneesi, a Montà d’Alba, un episodio di caccia notturna illegale ha portato alla luce una problematica più ampia di semplice violazione amministrativa.
Un uomo di settant’anni, sorpreso in flagranza dal corpo di polizia locale, incarnava un’azione che trascende la semplice infrazione: si trattava di una compromissione del delicato equilibrio ecologico e di una sfida diretta alle normative di tutela della fauna selvatica.
L’atto di bracconaggio, consumato con l’abbattimento di una lepre, non è isolato.
Rappresenta la punta emergente di un fenomeno complesso, alimentato da motivazioni spesso radicate in una visione distorta del rapporto tra uomo e natura, in una logica di appropriazione indebita delle risorse naturali.
La lepre, specie indicatrice della salute degli ecosistemi collinari, è solo uno degli elementi di un quadro più vasto che include la biodiversità, l’equilibrio tra predatori e prede e la conservazione degli habitat.
La confisca del fucile e dell’animale abbattuto sono conseguenze immediate e necessarie, ma insufficienti a risolvere un problema che affonda le radici in una cultura che talvolta dimentica il valore intrinseco della natura.
L’imposizione di sanzioni pecuniarie di circa 4.000 euro e la sospensione del porto d’armi, pur rappresentando un deterrente, si rivelano misure esecutive di un quadro normativo più ampio che dovrebbe puntare sull’educazione ambientale, sulla sensibilizzazione delle comunità locali e sulla promozione di pratiche di gestione sostenibile del territorio.
Questo episodio solleva interrogativi cruciali: quali sono le cause profonde del bracconaggio? Si tratta unicamente di avidità o di una più ampia perdita di connessione con l’ambiente? Quali misure preventive possono essere implementate per contrastare questo fenomeno? La risposta risiede in un approccio multidisciplinare che coinvolga le forze dell’ordine, gli esperti di fauna selvatica, le istituzioni locali e le comunità interessate, promuovendo una cultura del rispetto e della responsabilità nei confronti del patrimonio naturale, un bene comune da custodire e tramandare alle future generazioni.
È necessario superare una visione antropocentrica che considera la natura come una risorsa inesauribile da sfruttare, abbracciando invece un modello di convivenza armoniosa e sostenibile, dove la tutela della biodiversità è prioritaria e il valore della natura trascende ogni interesse economico.
La caccia legale, esercitata nel rispetto delle normative e con finalità di gestione della fauna, può rappresentare un’alternativa positiva al bracconaggio, contribuendo alla conservazione degli ecosistemi e alla promozione di un rapporto equilibrato tra uomo e natura.







