La pressione venatoria e le azioni di controllo mirate hanno portato all’abbattimento di quasi trenta mila cinghiali (29.902) nella provincia di Cuneo dal 2022 ad oggi, in un contesto di gestione rafforzata per mitigare il rischio di diffusione della peste suina africana (PSA).
Un dato che riflette una strategia complessa, intrecciando interventi diretti con misure di prevenzione e una costante valutazione del territorio.
Il Nucleo Faunistico Ambientale provinciale ha giocato un ruolo cruciale, contribuendo con l’eliminazione di 7.505 capi, un quinto del totale degli abbattimenti complessivi.
I dati più recenti rivelano un’accelerazione nell’attività di controllo: nel corso del 2024, fino ad oggi, sono stati abbattuti 2.041 esemplari, superando i numeri registrati nell’ottobre precedente (2.539), suggerendo un’intensificazione delle operazioni.
La crescita complessiva degli abbattimenti è stata marcata, passando da 878 nel 2022 a 2.047 nel 2023, un incremento che, secondo il presidente della provincia, Luca Robaldo, è direttamente correlato al potenziamento delle risorse dedicate alla polizia faunistica.
La distribuzione dei cinghiali sul territorio provinciale è cruciale per la valutazione del rischio.
Attualmente, 5 comuni sono classificati in zona II (a minor rischio) e 26 in zona I (a maggior rischio), ma fortunatamente, finora, non sono state rilevate positività alla PSA.
Il dirigente provinciale Alessandro Risso attribuisce questo risultato alla limitata interazione tra le popolazioni di cinghiali e gli allevamenti, un fattore determinante per contenere la diffusione della malattia.
In particolare, si evidenzia una bassa densità di selvatici nel distretto suinicolo, in netto contrasto con la concentrazione di esemplari nella zona di confine con l’Astigiano, epicentro delle operazioni di abbattimento.
Un aspetto fondamentale della strategia di prevenzione è il miglioramento della biosicurezza negli allevamenti.
Il dirigente dell’Asl Cn1, Luca Orlando, ha rilevato un significativo calo degli allevamenti non conformi, passati dal 32% nel 2023 ad un attuale 13%, testimoniando l’efficacia degli interventi di controllo e sensibilizzazione.
Il commissario regionale per l’emergenza PSA, Giorgio Sapino, sottolinea, a giusta ragione, che i cinghiali non sono i vettori primari della malattia, ma piuttosto un indicatore di potenziali vulnerabilità.
La responsabilità della prevenzione, pertanto, ricade sulla gestione interna degli allevamenti, dove l’attenzione ai protocolli di biosicurezza e alle pratiche igieniche è imperativa.
La sfida, quindi, non è solo abbattere i cinghiali, ma costruire un sistema di resilienza che coinvolga tutti gli attori, dagli allevatori alla polizia faunistica, in un impegno condiviso per la tutela del patrimonio zootecnico e ambientale.






