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giovedì 6 Novembre 2025

Madre ritira denuncia al figlio: stalking, dipendenze e dolore familiare.

Un epilogo carico di emotività ha segnato una recente udienza del tribunale di Torino, dove una madre settantenne ha espresso il desiderio di ritirare la denuncia per stalking presentata contro il proprio figlio.
La decisione, pronunciata in sede processuale, non preclude tuttavia la prosecuzione del procedimento giudiziario, sebbene ponga un delicato interrogativo sull’equilibrio tra diritto, sicurezza e legami familiari.
La vicenda, complessa e profondamente radicata in dinamiche interpersonali intricate, ruota attorno all’accusa di vessazione, perpetrata dal figlio nei confronti della madre.
L’uomo, attualmente sottoposto a misure cautelari che includono il braccialetto elettronico e precedentemente arrestato nell’agosto del 2024, è accusato di aver esercitato pressioni economiche e psicologiche sulla genitrice, richiedendo ripetutamente somme di denaro e manifestando comportamenti disturbanti.

Il percorso del figlio è stato segnato da una lotta contro la dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti, una battaglia che lo ha portato a trascorrere tre anni in una comunità terapeutica a Mondovì.

Dopo il periodo di riabilitazione e l’inserimento lavorativo, sembrava esserci stata una fase di relativa stabilità.

Tuttavia, secondo quanto emerso dalle indagini, l’uomo avrebbe ricaduto nelle sue problematiche, riprendendo a consumare alcol.
La madre ha raccontato in aula come il figlio le avesse affidato una somma di denaro, presentandola come un deposito per le sue spese, dalla quale avrebbe poi prelevato ripetutamente, con frequenti richieste e una rapidissima dispersione dei fondi.
“Ho smesso”, ha dichiarato la donna, evidenziando un punto di rottura cruciale nel rapporto.
Nonostante il desiderio di ritirare la denuncia, le preoccupazioni della madre per la propria sicurezza sono state esplicite.

La domanda rivolta alla giudice – “Non è che poi i carabinieri non arrivano più se dovessi avere bisogno?” – rivela una fragilità e una paura latente, che hanno trovato conforto nell’assicurazione della magistratura sulla costante vigilanza delle forze dell’ordine.

La vicenda si complica ulteriormente con l’aggiunta di un’ulteriore accusa: lesioni nei confronti del fratello, avvenute presumibilmente a seguito di un tentativo di difesa della madre.

Questa circostanza introduce elementi procedurali complessi che necessitano di un’analisi approfondita nelle udienze successive, con implicazioni sulla procedibilità dei reati.
Il caso solleva questioni delicate riguardanti la natura del rapporto madre-figlio, il peso delle dipendenze e il delicato equilibrio tra il diritto di chiedere giustizia e la volontà di preservare i legami familiari, anche quando questi sono messi a dura prova.
La decisione della madre, pur se emotivamente comprensibile, non elimina la necessità di accertare la verità e garantire la tutela della sua sicurezza e di quella del fratello, in un contesto dove la fragilità umana e la ricerca di redenzione si intrecciano a dinamiche potenzialmente pericolose.

Il processo, quindi, prosegue, chiamato a navigare le acque torbide di una storia familiare segnata da dolore, paura e un desiderio di pace ancora irrisolto.

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