Il Tanaro, fiume che solca il paesaggio cuneese, ha restituito un dolore imponente con la conclusione, senza risultati, delle ricerche di Abdou Ngom, un ragazzino di tredici anni scomparso nelle sue acque a Verduno il 22 aprile.
Un evento tragico che ha scosso profondamente la comunità locale e che, dopo un primo, infruttuoso sforzo di recupero durato una settimana, ha visto la ripresa delle operazioni su richiesta dei genitori, a testimonianza di una speranza ostinata e di un dolore inestinguibile.
Per quattro giorni, un’imponente macchina dei soccorsi si è mobilitata, composta da 218 volontari della protezione civile, provenienti da tutti gli undici comuni della provincia di Cuneo, affiancati dai vigili del fuoco.
Una risposta corale e sentita, che ha cercato, con ogni mezzo, di restituire una risposta alla famiglia e alla comunità.
La partecipazione così ampia testimonia la profonda sensibilità e il forte senso di solidarietà che lega i cuneesi.
Abdou, studente di scuola media residente a Bra, figlio di una coppia di origine senegalese, si trovava con tre amici sulla “spiaggia dei cristalli”, un luogo suggestivo ma insidioso, quando la tragedia si è consumata.
Le indagini della procura, in una fase delicata e complessa, hanno portato a indagare uno dei compagni di gioco per omicidio colposo o doloso.
L’ipotesi, al momento in fase di approfondimento, fa convergere l’attenzione su una dinamica di violenza, presumibilmente innescata da una discussione, che avrebbe portato il presunto responsabile a spingere Abdou nel fiume.
Questa vicenda solleva interrogativi profondi sulla sicurezza dei luoghi di balneazione, sulla responsabilità individuale e collettiva, e sul delicato tema della violenza tra minori.
La “spiaggia dei cristalli”, seppur apprezzata per la sua bellezza naturale, presenta caratteristiche che la rendono pericolosa, come la presenza di corsi d’acqua impetuosi e profondità variabili.
La tragedia di Abdou pone l’urgenza di una riflessione più ampia sulla necessità di implementare misure di sicurezza adeguate, con segnalazioni chiare e controlli periodici, per prevenire simili eventi.
Al di là delle indagini in corso, la scomparsa di Abdou Ngom rappresenta una perdita irreparabile per la sua famiglia e per l’intera comunità cuneese.
È un monito doloroso sulla fragilità della vita e sulla necessità di promuovere un clima di rispetto, inclusione e responsabilità, soprattutto tra i giovani, affinché simili tragedie non si ripetano.
Il fiume, ora, porta con sé non solo il dolore di una comunità, ma anche la speranza di un futuro più sicuro e consapevole.