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mercoledì 29 Ottobre 2025

Tensione a Cuneo: Carcere al collasso, SOS sicurezza!

L’ennesimo episodio di grave tensione nel carcere di Cuneo – un evento che il segretario generale dell’Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria, Leo Beneduci, descrive come “superamento di soglie inaccettabili” – solleva interrogativi urgenti sulla tenuta del sistema penitenziario italiano e sulla sicurezza del personale che vi opera.
La dinamica, centrata in area accoglienza, ha visto due detenuti di origine nordafricana minacciare atti autolesionistici e tentare di innescare un incendio all’interno della cella, richiedendo un intervento prolungato e complesso, protrattosi per oltre due ore, da parte di agenti penitenziari mobilitati e equipaggiati con mezzi antisommossa.
L’episodio non è isolato, bensì rappresenta l’apice di una spirale di degrado e inadeguatezza che affligge l’istituto.

Beneduci stigmatizza l’abbandono strutturale e operativo in cui versa il carcere, denunciando l’assenza di risposte concrete da parte delle amministrazioni regionale e nazionale.

Questa carenza si traduce in una serie di conseguenze disastrose: personale operativo sull’orlo dell’esaurimento fisico e psicologico, privo di risorse adeguate per affrontare una popolazione detenuta sempre più eterogenea, complessa e, in alcuni casi, estremamente difficile da gestire.

La situazione a Cuneo non è un mero problema locale, ma un campanello d’allarme che risuona in tutto il Paese, riflettendo una crisi sistemica.
La sovraffollamento cronico, la carenza di personale qualificato, la scarsa offerta di programmi di riabilitazione e reinserimento sociale, la difficoltà nell’affrontare le problematiche legate alla salute mentale dei detenuti – tutti questi fattori contribuiscono a creare un ambiente esplosivo, potenzialmente pericoloso sia per la sicurezza degli agenti che per la sicurezza della collettività.

L’OSAPP, in linea con le preoccupazioni espresse da altri sindacati del settore, sollecita con urgenza un intervento mirato e risolutivo da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Tale intervento deve mirare a garantire condizioni minime di sicurezza all’interno dell’istituto, non solo attraverso l’incremento delle risorse finanziarie e umane, ma anche attraverso una profonda revisione delle politiche penitenziarie, orientate a promuovere il rispetto dei diritti umani, la rieducazione e il reinserimento sociale, elementi imprescindibili per una giustizia efficace e per la tutela della sicurezza pubblica.
È fondamentale, inoltre, il riconoscimento del valore e del sacrificio quotidiano del personale di polizia penitenziaria, il quale, nonostante le avversità, continua a svolgere il proprio servizio con senso del dovere e spirito di dedizione, in condizioni spesso insostenibili.

Il silenzio e l’inerzia delle istituzioni non sono più ammissibili.

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