Ad Alba, un episodio di spregiudicata truffa ha colpito una donna anziana, portando alla luce un modus operandi collaudato e l’appartenenza dei presunti responsabili a una comunità nomade.
La dinamica, consumatasi il 10 ottobre, si è sviluppata attraverso un inganno elaborato: due individui, identificati come L.
L.
e V.
R.
, si sono presentati alla porta della vittima fingendosi tecnici dell’acquedotto, agendo su presunto mandato dell’amministratore di condominio.
L’abile travestimento, volto a instaurare un’apparente legittimità, ha permesso loro di accedere all’abitazione dell’anziana.
Sotto la falsa giustificazione di un controllo sulla qualità dell’acqua, e con la pretesa di escludere possibili contaminazioni, i truffatori hanno avuto l’opportunità di sondare l’ambiente, individuare gli oggetti di valore e procedere al furto di contanti e gioielli.
Le indagini condotte dalla squadra mobile di Cuneo, già impegnata a seguire le tracce di colpi simili perpetrati in città, hanno permesso di identificare rapidamente i due individui, noti alle forze dell’ordine per precedenti penali.
La loro fuga verso l’Astigiano non ha però impedito un rocambolesco inseguimento sulle autostrade, culminato con l’arresto da parte delle pattuglie intervenute.
L’analisi del contesto sociale dei presunti responsabili ha rivelato la loro appartenenza alla comunità Sinti piemontese, un gruppo etnico nomade con una storia complessa e spesso segnata da marginalizzazione e difficoltà economiche.
L’episodio solleva interrogativi sulle dinamiche interne alla comunità e sulle possibili ragioni che spingono alcuni individui ad abbracciare percorsi di illegalità.
Durante il controllo, i due individui sono stati trovati in possesso della refurtiva, confermando il collegamento diretto con il furto subito dall’anziana.
Ulteriori perquisizioni sul veicolo hanno permesso di rinvenire altri beni di valore e una somma di denaro contante, quantificata in circa 900 euro, presumibilmente provento di altre attività illecite.
L’arresto ha portato alla detenzione dei due individui, separatamente nelle case circondariali Lorusso-Cotugno di Torino e di Cuneo, in attesa di ulteriori procedimenti giudiziari.
Il caso, oltre a denunciare la vulnerabilità delle persone anziane nei confronti di truffe, sottolinea la necessità di rafforzare i controlli e promuovere una maggiore sensibilizzazione sui rischi legati a comportamenti ingannevoli, così come di affrontare le problematiche sociali che possono favorire l’insorgere di tali crimini.
L’episodio si configura, inoltre, come un campanello d’allarme sulla necessità di un approccio più mirato e inclusivo nei confronti delle comunità nomadi, volto a favorire l’integrazione e a contrastare l’emarginazione.








