L’emergenza idrica in montagna sta mettendo a dura prova il settore agroalimentare cuneese, con Confagricoltura impegnata in un serrato confronto con la Regione e con gli associati per trovare soluzioni concrete.
La crisi, innescata da ondate di calore eccezionali e da una piovosità insufficiente fin dall’inizio dell’estate, sta spingendo i margari verso decisioni drastiche: la preventiva discesa dagli alpeggi più impervi, tradizionalmente cuore pulsante dell’attività di transumanza.
La complessità della situazione risiede nel delicato equilibrio tra la necessità di tutelare il bestiame e la salvaguardia degli introiti aziendali.
L’anticipata conclusione della permanenza in quota, sebbene dettata dall’urgenza di garantire il benessere animale, rischia di compromettere l’accesso ai finanziamenti europei previsti dalla Politica Agricola Comune (PAC) e agli incentivi legati alla sostenibilità e alla responsabilità sociale d’impresa (CSR).
Si tratta di risorse cruciali per la sopravvivenza stessa delle aziende agricole montane, spesso caratterizzate da marginalità economica e da una forte vocazione alla tradizione.
Il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, sottolinea l’urgenza di un intervento normativo che riconosca la situazione di “forza maggiore”, autorizzando formalmente la demonticazione anticipata senza incorrere in sanzioni o penalizzazioni.
Tale provvedimento costituirebbe un atto di responsabilità istituzionale, volto a supportare gli allevatori di fronte a un evento naturale imprevedibile e dirompente.
La questione del benessere animale emerge come elemento centrale nella valutazione delle scelte operative.
Il prolungamento della permanenza in alta quota, in condizioni di scarsità idrica e di aridità dei pascoli, si rivela insostenibile.
La carenza di foraggio, unita all’aumento dei casi di difficoltà e infortuni tra il bestiame, segnala un rischio concreto per la salute e la sicurezza degli animali.
L’immagine di mandrie che faticano a trovare nutrimento e acqua, in un paesaggio arido e spietato, rappresenta una sfida etica e professionale per gli allevatori.
Confagricoltura evidenzia come la situazione attuale non sia più sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Il presidente Allasia conclude con un appello alla sensibilità delle istituzioni e con la ferma volontà di rappresentare gli interessi dei propri associati, auspicando un approccio proattivo e orientato alla ricerca di soluzioni condivise, che tengano conto della fragilità del contesto montano e della sua importanza strategica per l’intera regione.
La resilienza delle comunità alpine e la salvaguardia del loro patrimonio zootecnico rappresentano una priorità assoluta.