Venerdì 19 settembre il Piemonte, e l’intera nazione, saranno teatro di un’ampia mobilitazione sindacale indetta dalla CGIL, un segnale di profonda insoddisfazione che coinvolge un mosaico diversificato di settori produttivi e impiegatizi.
La giornata di sciopero, che si preannuncia particolarmente sentita, non è semplicemente un’interruzione del lavoro, ma un atto di rivendicazione volto a sollevare questioni cruciali per il futuro del lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori.
L’adesione è diffusa e trasversale, abbracciando comparti strategici per l’economia regionale e nazionale: dalla metalmeccanica, con giganti come Stellantis, Marelli e Avio, fino all’edilizia, con aziende iconiche come Fassa Bortolo e Heidelberg; dal chimico al trasporto e logistica, con un impatto significativo sulla catena di approvvigionamento; dal commercio, che riflette le difficoltà del settore retail, alla comunicazione, sempre più esposta alle trasformazioni digitali e alle nuove forme di precariato.
Anche il settore bancario, con le sue peculiarità e le sfide derivanti dalla digitalizzazione, e quello dell’agroindustria, pilastro dell’economia piemontese, si uniscono alla protesta, seppur con modalità e durate differenti.
Un ruolo specifico è giocato dal comparto dell’istruzione e del pubblico impiego, che, attraverso assemblee e simboli di lutto (fiocco nero e bracciale nero), esprimono la propria preoccupazione per il futuro del servizio pubblico e la tutela del lavoro dipendente.
La scelta di una giornata di sciopero generalizzato, con durata variabile a seconda dei settori (da 4 ore a metà turno), testimonia la volontà di dare risalto a una platea di problematiche complesse: l’erosione dei diritti sindacali, la precarietà diffusa, la deindustrializzazione, la flessibilizzazione selvaggia, la perdita di potere d’acquisto dei salari, la crescente disuguaglianza sociale e la difficoltà di conciliare vita privata e lavoro.
La mobilitazione non è solo una risposta immediata alle attuali condizioni, ma anche un monito per il futuro, un invito a ripensare il modello di sviluppo economico e sociale, ponendo al centro il benessere dei lavoratori e la sostenibilità del sistema.
Il programma di manifestazioni prevede un’articolata serie di eventi distribuiti su tutto il territorio piemontese.
La giornata si aprirà ad Asti, con un presidio in piazza Alfieri, seguito da Torino, con un corteo in piazza San Carlo.
Le città di Biella, Alessandria, Cuneo, Novara, Omegna e il vercellese (con manifestazioni simultanee a Vercelli e Borgosesia) si susseguono in un crescendo di partecipazione, a testimonianza di un sentimento diffuso e condiviso.
Anche il Teatro Regio di Torino, simbolo della cultura e dello spettacolo, si fermerà, contribuendo a dare risalto all’importanza della mobilitazione.
La giornata si configura dunque come un potente segnale di protesta, un appello al governo e alle istituzioni affinché si aprano al dialogo e affrontino con urgenza le problematiche sollevate dalle lavoratrici e dai lavoratori.