Il decesso di una novantiduenne, avvenuto il 20 agosto presso l’ospedale Maggiore di Novara, ha tragicamente segnato un nuovo capitolo nella persistente presenza del virus West Nile in Italia.
L’evento, confermato dalle ultime rilevazioni del sistema di monitoraggio territoriale, riaccende i riflettori su una malattia zoonotica, trasmessa da vettori artropodi – principalmente zanzare – e che, sebbene generalmente benigna, può manifestarsi con esiti gravissimi, soprattutto in soggetti anziani o immunocompromessi.
L’anziana signora, attualmente sottoposta a indagini epidemiologiche per ricostruire il percorso di contagio, era stata precedentemente ricoverata il 7 agosto, manifestando i primi sintomi riconducibili all’infezione da West Nile.
La diagnosi definitiva, ottenuta solo quattro giorni dopo attraverso un esame diagnostico specifico, ha permesso di inquadrare la sua condizione clinica.
La constatazione che la paziente non presentasse altre comorbilità preesistenti sottolinea ulteriormente la vulnerabilità intrinseca legata all’età avanzata come fattore di rischio per le complicanze del virus.
Il virus West Nile, scoperto originariamente in Uganda nel 1937, ha progressivamente esteso il suo areale geografico, raggiungendo l’Europa e l’Italia, dove è divenuto endemico in diverse regioni, in particolare nel nord Italia.
La sua persistenza è legata alla complessa interazione tra fattori ambientali, climatici e biologici.
Le temperature elevate favoriscono la proliferazione delle zanzare, i vettori principali della malattia, creando un ambiente ideale per la trasmissione del virus tra gli uccelli (serbatoi naturali) e l’uomo.
Il ciclo di trasmissione del virus è complesso: gli uccelli vengono infettati dalle zanzare che, a loro volta, possono trasmettere il virus all’uomo tramite punture successive.
Sebbene la maggior parte delle infezioni rimanga asintomatica o si manifesti con sintomi lievi (febbre, mal di testa, dolori muscolari), in una percentuale minore di casi, il virus può colpire il sistema nervoso centrale, causando encefalite, meningite o paralisi.
Questo tragico episodio, purtroppo non isolato, evidenzia l’importanza di un monitoraggio costante del territorio, di interventi mirati alla riduzione delle popolazioni di zanzare (controllo larvicida e adultoide) e di una corretta informazione alla popolazione sui rischi associati all’infezione e sulle misure di prevenzione, come l’utilizzo di repellenti, l’abbigliamento adeguato e l’eliminazione di ristagni d’acqua.
La vigilanza e la collaborazione tra istituzioni sanitarie, enti locali e cittadini rappresentano elementi cruciali per la gestione di questa problematica e per la salvaguardia della salute pubblica.