lunedì 15 Settembre 2025
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Riso, record di assicurazioni: il settore punta sulla resilienza.

Il settore risicolo italiano si distingue come avanguardia nell’adozione di strumenti assicurativi come pilastro fondamentale della gestione aziendale.
I dati relativi alla campagna 2024 lo confermano con evidenza, attestando un valore assicurato che ha superato i 653 milioni di euro, un incremento del 10,4% rispetto all’anno precedente.
Questo dato posiziona il riso al primo posto tra i seminativi e lo inserisce tra i prodotti agricoli più tutelati, subito dopo l’uva da vino e il pomodoro da industria, a testimonianza di una crescente consapevolezza dei risicoltori di fronte a un contesto climatico sempre più volatile e imprevedibile.
L’adesione a polizze assicurative, spesso agevolate, riflette non solo una risposta pragmatica ai rischi naturali, ma anche un’attitudine proattiva verso la resilienza aziendale.

La concentrazione geografica delle polizze, con una prevalenza superiore al 99% nel Nord Italia, in particolare nella Pianura Padana (con Piemonte e Lombardia che assorbono rispettivamente il 55,6% e il 40,8% del valore assicurato), sottolinea la criticità di questo territorio rispetto agli eventi atmosferici estremi.

Un altro indicatore significativo è l’aumento delle superfici coperte da assicurazione, che ha raggiunto quasi 175.000 ettari (+6,2% rispetto al 2023).

La media assicurata per azienda, pari a 68,1 ettari, evidenzia un processo di consolidamento delle aziende agricole, come dimostra anche la diminuzione del numero di aziende assicurate, sceso a 2.567 nel 2024.
I premi assicurativi, pari a 34,2 milioni di euro, si traducono in una tariffa media del 5,24%, un costo accessibile considerato il livello di protezione offerto.
La quasi totale adesione (oltre il 99% dei valori assicurati) al “Pacchetto C”, che fornisce copertura contro avversità ricorrenti come grandine, eccesso di pioggia e vento forte, sottolinea la centralità di queste minacce nella gestione del rischio risicolo.

Questo pacchetto rappresenta una risposta strutturata e condivisa per affrontare le problematiche più comuni.

L’innovazione si manifesta anche nello sviluppo del progetto pilota “Catastrophic events vulnerability index” (Cevi) da parte di Ismea.

Questo indice, in fase di pubblicazione entro la fine dell’anno, mira a quantificare la vulnerabilità dei territori ai principali eventi climatici estremi (gelo, alluvioni, siccità) a livello comunale.

L’integrazione di dati meteoclimatici e produttivi consentirà di identificare con precisione le aree più a rischio, fornendo informazioni preziose per la pianificazione e la prevenzione.

L’esempio del riso, come sottolineato da Livio Proietti e Sergio Marchi, direttore e presidente di Ismea, incarna la possibilità di garantire alle aziende agricole una protezione efficace contro i rischi climatici, grazie anche al supporto degli strumenti assicurativi messi a disposizione da Ismea.
Questo approccio proattivo non solo mitiga le perdite economiche derivanti dagli eventi avversi, ma contribuisce anche a preservare la sostenibilità e la competitività del settore risicolo italiano in un contesto globale sempre più complesso e incerto, promuovendo una cultura della resilienza e della gestione consapevole del rischio.

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