Due sculture dell’artista giapponese, ispirate ai castori eurasiatici, esplorano il confine tra l’intervento animale, l’intelligenza artificiale e la mano umana. Una donazione che rafforza il dialogo tra arte e ambiente.
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea arricchisce il proprio patrimonio permanente con l’ingresso di due nuove opere dell’artista giapponese Aki Inomata, riconosciuta per le sue pratiche artistiche interspecie e il suo approccio radicalmente ibrido tra arte, biologia e tecnologia. Le due sculture, How to Carve a Sculpture. Yuzu I (2018) e How to Carve a Sculpture. Genie I (2020), entrano ufficialmente nella collezione grazie alla donazione dell’imprenditore giapponese Hiroyuki Maki, fondatore dell’anonymous art project, un’iniziativa filantropica dedicata alla promozione dell’arte contemporanea sostenibile.


Queste opere, già in mostra all’interno dell’esposizione collettiva Mutual Aid. Arte in collaborazione con la natura (visitabile dal 31 ottobre 2024 al 23 marzo 2025 nella Manica Lunga del Museo), interrogano in modo profondo i nostri paradigmi culturali sulla creazione artistica, proponendo una visione alternativa in cui natura e macchina non sono opposti, ma possibili alleati.
Scultura oltre l’umano: un castoro come maestro
A prima vista, Yuzu I e Genie I sembrano modelli astratti in legno, ma nascondono una genesi inedita: riproducono in scala e in struttura i tronchi masticati dai castori eurasiatici (Castor fiber), reinterpretati tramite intagli computerizzati e l’intervento dello scultore giapponese Takeno Yumi. Aki Inomata ha combinato osservazione etologica, modellazione 3D e lavorazione CNC (Computer Numerical Control) per replicare – e in parte reinterpretare – l’architettura spontanea prodotta da un animale considerato “ingegnere” della natura. Un processo che sfida i confini della scultura classica, coinvolgendo agenti biologici e artificiali in una co-autorialità espansa. Attraverso video, documentazioni e schizzi esposti insieme alle opere, il visitatore può osservare ogni fase del processo: dal comportamento dell’animale alla trasformazione in oggetto artistico. Inomata invita così a una riflessione sulle dinamiche di potere tra uomo e ambiente, e su come l’arte possa farsi strumento di ascolto e alleanza interspecie.
Una visione eco-estetica
Il lavoro di Aki Inomata si inserisce in un filone crescente dell’arte contemporanea che sfida l’antropocentrismo, promuovendo una creatività condivisa tra esseri viventi, ecosistemi e dispositivi artificiali. Le sue opere precedenti – tra cui le celebre conchiglie per paguri progettate in 3D – si spingono a riconsiderare persino il concetto di abitare, offrendo rifugi simbolici e reali agli altri esseri viventi. La scelta del Castello di Rivoli di acquisire queste due opere non è solo curatoriale, ma anche politica e culturale: sottolinea un impegno crescente verso il dialogo tra arte, sostenibilità e innovazione, già al centro della mostra Mutual Aid. In un momento storico in cui la crisi climatica chiede nuove narrazioni e responsabilità, l’arte di Inomata diventa ponte tra biologia e immaginazione, tra etica e estetica.