La perdita di Gugliemo Tuccimei, figura cardine della Comunità di Sant’Egidio, lascia un vuoto incolmabile nel cuore di chi lo ha conosciuto e in tutta la rete di persone che ha incessantemente sostenuto nel corso di decenni.
L’uomo, settantatreenne, è stato tragicamente investito da un’auto nei pressi della mensa di via Dandolo, un luogo che aveva contribuito a creare e dove si dedicava quotidianamente ad offrire conforto e dignità a chi vive in condizioni di marginalità.
Gugliemo non era semplicemente un volontario; era un punto di riferimento, un faro di umanità per la comunità dei senza dimora romani.
Il suo impegno, iniziato negli anni Settanta, si è evoluto costantemente, assumendo forme di assistenza concrete e relazionali.
Fin dal 1983, aveva percorso le stazioni della capitale, non solo distribuendo cibo, ma offrendo un ascolto attento e una parola di speranza.
Questa sua capacità di stabilire un contatto umano autentico, al di là delle difficoltà e delle privazioni, lo aveva reso una figura familiare e fidata.
L’associazione con la mensa di via Dandolo, iniziata nel 1988, ha consolidato il suo ruolo di pilastro della comunità.
La sua presenza era parte integrante dell’identità del luogo, un’espressione tangibile dell’impegno di Sant’Egidio verso i più vulnerabili.
Ma il suo spirito di carità non si è limitato alle mura della mensa.
Gugliemo ha dedicato tempo e cura anche ai detenuti di Regina Coeli, portando un barlume di speranza e un gesto di solidarietà in un ambiente spesso dimenticato.
La notizia della sua scomparsa ha scosso profondamente la Comunità di Sant’Egidio, che lo ricorda con affetto e gratitudine.
I tanti amici che ha incontrato lungo le strade di Roma, coloro che hanno beneficiato della sua generosità e del suo ascolto, piangono la perdita di un uomo che ha incarnato i valori di accoglienza, compassione e servizio.
La sua eredità, tuttavia, non svanirà: continuerà a ispirare chiunque desideri seguire il suo esempio, impegnandosi a costruire una società più giusta e solidale, dove nessuno sia lasciato indietro.
La sua figura rappresenta un monito costante: la vera ricchezza di una comunità si misura con la cura che dedica ai suoi membri più fragili.