Un’operazione dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Parioli, coordinata dalla Procura di Roma, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di arresto nei confronti di diciotto individui, presunti responsabili di una vasta rete criminale operante nella capitale.
L’attività investigativa, rubricata sotto la direzione del dipartimento specializzato nella Criminalità Diffusa e Grave, ha fatto luce su una serie di azioni illecite che si sono protratte nel tempo e hanno coinvolto un numero significativo di vittime.
Il gruppo, composto prevalentemente da persone di etnia rom e radicato nel campo nomadi di via dei Gordiani, è accusato di sessantaquattro episodi accertati, che includono furti in abitazione, rapine, sequestro di persona, ricettazione, danneggiamento e incendio.
Il numero di reati contestati suggerisce una struttura organizzata e una capacità di agire con una certa impunità per un periodo prolungato.
L’indagine ha svelato una dinamica criminale caratterizzata da una notevole resilienza.
Nonostante i primi arresti, il gruppo ha dimostrato una sorprendente abilità nel riorganizzarsi, reclutando nuovi membri e mantenendo la capacità di pianificare ed eseguire colpi.
Questo suggerisce una leadership consolidata e una cultura criminale radicata all’interno della comunità.
Le rapine in abitazione, spesso perpetrate ai danni di anziani, manifestano una particolare brutalità.
Le vittime, sorprese in momenti di vulnerabilità – durante la visione della televisione o nel sonno – venivano minacciate, in alcuni casi con l’uso di armi da fuoco, e costrette a consegnare beni di valore.
Gli orari scelti, prevalentemente pomeridiani o serali, indicano una conoscenza approfondita delle abitudini delle vittime e una volontà di massimizzare l’impatto psicologico dei colpi.
Parallelamente alle rapine in abitazione, il gruppo è sospettato di aver compiuto furti in esercizi commerciali, come sale giochi e tabaccherie, ampliando così il proprio raggio d’azione e le fonti di guadagno.
La comunicazione costante tra i membri del gruppo, intercettata dai Carabinieri, ha permesso di ricostruire le dinamiche dei colpi e, tragicamente, di ascoltare le manifestazioni di paura e angoscia delle vittime.
Un elemento particolarmente allarmante emerso dall’inchiesta è la presenza di un presunto “regista” detenuto presso il carcere di Regina Coeli, che, da dietro le sbarre, avrebbe coordinato e pianificato una parte significativa delle attività criminali, dimostrando come la detenzione non sempre rappresenti un ostacolo all’esercizio della criminalità organizzata.
L’operazione dei Carabinieri, pertanto, non solo ha portato all’arresto di un gruppo di individui, ma ha anche messo in luce una complessa rete criminale e la necessità di affrontare il problema della gestione della criminalità anche all’interno del sistema carcerario.
L’indagine è tuttora in corso e potrebbe portare ad ulteriori sviluppi e all’individuazione di ulteriori responsabili.








