sabato, 5 Luglio 2025
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Castel Gandolfo attende il Papa: emozione, arte e un’occasione persa

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L’attesa di Castel Gandolfo vibra di un’emozione palpabile, alla vigilia del ritorno del Pontefice nella sua residenza estiva. Questa assenza, percepita come un’interruzione di una consuetudine secolare, aveva lasciato un vuoto tangibile, come testimonia Maria Pia, residente che, con il suo sguardo segnato da una leggera malinconia, ricorda l’in-contenuta trepidazione. “Siamo abituati, questo è il cuore di Castel Gandolfo, accogliere il Papa, condividere, seppur in termini di una silenziosa comunione, i suoi momenti di riflessione e ristoro. La sua assenza è stata sentita, profondamente”, confessa con un sorriso che rivela un’antica speranza.L’attesa di un Pontefice non si traduce, però, in un trionfo di merchandising. L’assenza di souvenir a tema Leone XIV si configura, per alcuni commercianti come Patrizia Gasperoni, come un’opportunità persa. “Il turista, il pellegrino, arriva con l’aspettativa di ritrovare un simbolo, un oggetto che ricordi il suo viaggio, il suo incontro con la fede. Invece, ci troviamo impreparati, soggetti alle complesse procedure di approvazione vaticana, un labirinto burocratico che nega un segnale concreto di accoglienza”, spiega, con un misto di rammarico e pragmatismo. La mancanza di articoli a tema non è una critica, ma un’osservazione acuta su un sistema complesso e regolamentato.Eppure, a Castel Gandolfo, la creatività non si fa attendere. L’arte si fa portavoce di un’accoglienza sentita, spontanea, priva di formalismi. Giovanni Mattiello, pittore locale, si prepara ad accogliere il Pontefice con un ritratto, un’opera che riflette il suo profondo rispetto e ammirazione. “Non si tratta di un ordine, ma di un’esigenza interiore”, afferma, mentre pennella con maestria il volto del Pontefice. “Cerco di catturare la sua umanità, la sua spiritualità, il suo sguardo che sa comprendere e consolare.” La speranza, sussurrata con discrezione, è che il Pontefice possa ammirare l’opera, magari dedicandole un piccolo sorriso durante una passeggiata tra le vie del borgo. Questo gesto, più che qualsiasi souvenir, rappresenterebbe il vero benvenuto, un ponte tra la fede e la cultura locale, un simbolo di un legame profondo e duraturo.

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