La recente Legge di Bilancio ha deluso le aspettative di chi auspicava un intervento più incisivo per contrastare la crescente emergenza abitativa che affligge Roma e, più in generale, il Paese.
L’iniziale apertura del Governo verso una maggiore tassazione degli affitti brevi, una misura potenzialmente efficace per redistribuire risorse a favore delle famiglie in difficoltà, si è scontrata con dinamiche di interesse particolare che hanno prevalso sulla necessità di un’azione collettiva a sostegno del bene comune.
Questa constatazione, espressa dalla Caritas di Roma, sottolinea un’opportunità mancata, un passo indietro nella lotta contro una problematica complessa e in rapida evoluzione.
La povertà abitativa non è un fenomeno marginale; rappresenta una ferita aperta nel tessuto sociale, un barometro della disuguaglianza che erode la dignità e compromette il futuro di intere famiglie.
Per affrontarla con efficacia, è indispensabile una vera e propria alleanza, un patto di responsabilità che coinvolga istituzioni, settore privato e società civile.
Questa alleanza deve fondarsi su un’analisi approfondita delle cause strutturali del problema, che vanno ben oltre la semplice carenza di alloggi a prezzi accessibili.
Gli strumenti fiscali, in questo contesto, possono rappresentare un’arma cruciale.
Non si tratta di un attacco alla proprietà privata, principio costituzionale inviolabile, ma di una regolamentazione mirata di un mercato che, se lasciato libero, amplifica le disuguaglianze e penalizza i soggetti più vulnerabili.
Incrementare la tassazione degli affitti brevi, come originariamente previsto, avrebbe potuto generare risorse aggiuntive da destinare a programmi di sostegno per le famiglie in difficoltà, offrendo alternative concrete e impedendo lo sfratto, conseguenza diretta della precarietà economica.
La trasformazione radicale del tessuto urbano romano offre un quadro preoccupante.
I dati della Caritas rivelano un drastico calo demografico nel centro storico, con una diminuzione della popolazione residente superiore al 35% in soli dieci anni.
Parallelamente, l’offerta di alloggi turistici, tra case vacanza e miniappartamenti, ha raggiunto livelli impressionanti, alimentando un mercato spesso opaco e incontrollato.
Questa dinamica distorce il mercato immobiliare, spinge i residenti fuori dal centro città e favorisce una gentrificazione che impoverisce il tessuto sociale e culturale.
Il numero di sfratti emessi nel 2024, con un picco di morosità incolpevole e un aumento vertiginoso di sfratti per finita locazione, a favore di affitti brevi, è un campanello d’allarme che non può essere ignorato.
Queste ordinanze rappresentano la concretizzazione di una crisi abitativa che si traduce in sofferenza umana, precarietà e esclusione sociale.
È imperativo che il Parlamento, con senso di responsabilità e lungimiranza, riprenda in esame la misura della maggiore tassazione degli affitti brevi e ne garantisca l’inserimento definitivo nella Legge di Bilancio, affiancandola a politiche abitative innovative e sostenibili, capaci di restituire dignità e speranza alle famiglie che vivono in povertà abitativa e di preservare l’identità e il futuro della città di Roma.