La visita di monitoraggio presso la casa circondariale di Cassino, condotta oggi dal Garante regionale per le persone detenute, Stefano Anastasìa, e dal suo team, ha messo in luce una situazione di profonda e strutturale emergenza.
L’istituto, già fragile per sua natura, si trova a fronteggiare una pressione insostenibile, manifestata attraverso un sovraffollamento che, con un incremento del 175%, trasforma gli spazi vitali in luoghi di ristrettezze e potenziali focolai di sofferenza.
163 detenuti per soli 93 posti regolamentari effettivamente disponibili rappresentano un dato allarmante, ben al di là di qualsiasi tolleranza umanitaria e giuridica.
La recente epidemia di scabbia, apparentemente giunta alla sua conclusione, costituisce un ulteriore indicatore del degrado igienico-sanitario in cui versano le celle.
Tale evento, purtroppo, non è un’anomalia, ma un sintomo di un sistema incapace di garantire il minimo standard di salute pubblica all’interno delle carceri.
Le condizioni esasperate sono state ulteriormente aggravate dal crollo di una volta nella sezione Regina Coeli, un evento che ha innescato una risposta emergenziale che, purtroppo, ha visto l’adozione di soluzioni eludibili e in contrasto con i dettami della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e delle sentenze della Corte di Cassazione.
L’aggiunta di ottave brande, impilate in letti a castello, per sopperire alla mancanza di spazio, configura una violazione inaccettabile dei diritti fondamentali dei detenuti, un’ulteriore compressione della loro dignità.
Il Garante ha espresso apprezzamento per la collaborazione offerta dalla direzione dell’istituto, dal comando della polizia penitenziaria, dall’area educativa e dall’area sanitaria, riconoscendo l’impegno profuso in un contesto estremamente difficile.
Tuttavia, ha sottolineato con fermezza la necessità di una revisione radicale delle pratiche attuate, con particolare riferimento alla definitiva eliminazione delle ottave brande, una misura che incide negativamente sulla vivibilità delle celle e sull’equilibrio psicologico dei detenuti.
La relazione che verrà trasmessa alle autorità competenti conterrà una dettagliata segnalazione delle criticità riscontrate, corredata di raccomandazioni precise e urgenti.
L’obiettivo primario è quello di sollecitare interventi strutturali e mirati, non solo per far fronte all’emergenza, ma soprattutto per garantire il rispetto dei diritti umani e la riaffermazione della dignità delle persone detenute, ponendo al centro la necessità di una politica carceraria più umana e orientata alla riabilitazione.
La situazione attuale non è semplicemente un problema di spazio fisico, ma riflette una profonda crisi di sistema che richiede un ripensamento complessivo del ruolo e della funzione della detenzione nel nostro ordinamento giuridico.








