La Procura della Repubblica di Roma, al termine di un’analisi approfondita degli elementi investigativi raccolti, ha annunciato l’intenzione di richiedere il rito del giudizio immediato nei confronti di Francis Kaufmann, figura centrale nell’orribile vicenda del duplice femminicidio avvenuto nella prestigiosa cornice di Villa Pamphili.
Questa scelta strategica, formalizzata a breve, bypassa la fase preliminare del procedimento, conducendo direttamente l’indagato di fronte alla Corte d’Assise, un organismo giudicante composto da giudici popolari, volto a garantire una valutazione particolarmente attenta e complessa del caso.
L’accusa, resa inequivocabilmente grave, configura a carico di Kaufmann due capi d’imputazione: duplice omicidio volontario, aggravato dalle circostanze particolarmente atroci e dalla premeditazione presunta, e occultamento di cadavere, con l’intento di eludere le indagini e depistare le autorità.
Le vittime di questa efferatezza sono Anastasia Trofimova, la madre, e la figlia Andromeda, due vite spezzate in un atto di violenza che ha scosso profondamente la comunità romana.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, formalizzato in seguito alla seconda ordinanza cautelare disposta per l’omicidio di Anastasia, avvenuto presumibilmente per soffocamento, Kaufmann ha esercitato il diritto di rimanere in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Tuttavia, come riferiscono fonti vicine all’indagine, in una fase precedente, attraverso dichiarazioni spontanee, avrebbe espresso la sua presunta innocenza e contestato con veemenza l’operato degli inquirenti, insinuando possibili errori procedurali e bias nelle indagini.
La decisione della Procura di richiedere il giudizio immediato riflette la gravità degli indizi a carico dell’indagato e la necessità di accelerare i tempi per assicurare alla collettività una risposta giudiziaria quanto prima.
Questa scelta implica una valutazione preliminare positiva da parte del pubblico ministero, il quale ritiene di disporre di prove sufficienti per sostenere l’accusa in un’aula di dibattimento, dove sarà garantita la possibilità per la difesa di presentare le proprie argomentazioni e prove.
La scelta del rito abbreviato, escludendo il filtro del gup, si giustifica anche con la complessità del caso, che implica l’analisi di dinamiche relazionali intricate e la ricostruzione di una sequenza di eventi volti a depistare le indagini.
L’esame della coscienza collettiva, stimolato da un evento così tragico, richiede un giudizio condiviso e partecipato, che solo la Corte d’Assise può garantire.