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Frosinone, arrestato zio: violenza e adescamento sulla nipote

Un grave episodio di abuso sessuale e adescamento ha scosso la comunità frusinate, culminato in una misura cautelare eseguita dalla Polizia di Stato della Questura di Frosinone.

Un uomo di 44 anni, residente nell’area esterna al capoluogo, è stato raggiunto da un provvedimento restrittivo nell’ambito di indagini condotte dalla Squadra Mobile, a seguito di una denuncia particolarmente dolorosa.

Il quadro che emerge dalle indagini preliminari, tuttora in corso e condotte con la massima riservatezza, rivela una dinamica di violazione profonda, perpetrata all’interno di un contesto familiare.
Lo zio, approfittando del legame di parentela e della presunta fiducia che la giovane nipote, minorenne, riponeva in lui, avrebbe attuato un piano di adescamento e molestie, configurando un reato di violenza sessuale con modalità premediate.
La vulnerabilità della vittima, esacerbata dalla sua giovane età e dalla relazione di affinità con l’aggressore, ha reso la sua posizione particolarmente delicata e la condotta dell’uomo ancor più riprovevole.

La decisione di denunciare, frutto di un percorso emotivo complesso e doloroso, è stata supportata dall’associazione Telefono Rosa di Frosinone, che ha offerto alla giovane un cruciale sostegno psicologico e pratico, incoraggiandola a rompere il silenzio e a rivolgersi alle autorità.

La denuncia, presentata presso la Squadra Mobile, ha permesso alla minorenne di esporre dettagliatamente gli abusi subiti, fornendo prove concrete, tra cui messaggi compromettenti che incriminano ulteriormente l’indagato.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Frosinone, recependo le richieste della Procura della Repubblica, ha disposto un insieme di misure cautelari volte a proteggere la vittima e prevenire ulteriori episodi di violenza.
Oltre al divieto di dimora nel comune di residenza, che impedisce all’uomo di frequentare l’area in cui vive la giovane, è stato imposto il divieto di avvicinamento alla vittima e ai suoi familiari, creando una barriera fisica e psicologica.

A completamento del quadro protettivo, l’uomo è stato sottoposto all’obbligo di monitoraggio tramite braccialetto elettronico, una tecnologia che consente un controllo costante dei suoi spostamenti e una maggiore sicurezza per la comunità.
L’episodio solleva interrogativi profondi sulla dinamica delle relazioni familiari e sulla necessità di promuovere una cultura di ascolto e supporto per le vittime di abusi, in particolare per i minori.
L’intervento tempestivo della Polizia di Stato e dell’associazione Telefono Rosa testimonia l’importanza di una rete di protezione attiva, capace di intercettare segnali di disagio e di offrire un percorso di uscita dalla violenza, garantendo al contempo la tutela dei diritti delle vittime e la salvaguardia della giustizia.
Le indagini proseguono per accertare eventuali complici e per ricostruire completamente la dinamica degli eventi, nel rispetto della privacy della minore e nella garanzia di un processo equo e trasparente.

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