L’udienza si è conclusa con un esito prevedibile, coerente con le disposizioni procedurali e le valutazioni della Procura.
L’ordinanza precedente aveva delineato un quadro interpretativo che, a nostro avviso, unitamente a quello dell’accusa, escludeva ulteriori scenari di risoluzione nel contesto attuale.
Questa constatazione è stata espressa dall’avvocato Francesco Mangano, rappresentante legale della famiglia di Andrea Prospero, al termine della discussione in cui è stato formalmente disposto il giudizio immediato nei confronti del giovane imputato, accusato di concorso nel suicidio di uno studente.
La richiesta di giudizio immediato da parte della Procura ripropone la situazione originaria, conducendoci a un inevitabile ritorno in sede di Corte d’Assise.
La nostra determinazione resta ferma: perseguiremo, con la massima dedizione, la ricerca di una pena equa e adeguata, in grado di offrire una risposta concreta alla sofferenza della famiglia Prospero e di porre fine a una vicenda che ha profondamente scosso la comunità.
L’obiettivo primario è garantire che la giustizia, nel rispetto delle leggi e del codice penale, prevalga e offra un senso di chiusura a un trauma di tale portata.
L’avvocato Carlo Pacelli, anch’egli legale della parte civile, ha voluto ribadire un elemento cruciale: la famiglia, pur profondamente addolorata e desiderosa di verità, non nutre sentimenti di vendetta.
La loro sete è di giustizia, di una ricostruzione accurata dei fatti che abbiano portato a questa tragica conclusione, non di una rivalsa personale.
Questa distinzione è fondamentale per comprendere la loro posizione, che si fonda sulla ricerca di un equilibrio tra il diritto di vedere riconosciuto il danno subito e l’esigenza di evitare che la sofferenza si trasformi in un circolo vizioso di rancore.
Il loro desiderio è che l’accertamento della responsabilità, nel rispetto delle procedure legali, possa rappresentare un passo verso la ripresa e la riconciliazione, contribuendo a lenire le ferite di una comunità intera.
La ricerca della verità, in questo contesto, si configura come un imperativo morale e un atto di rispetto nei confronti della memoria di Andrea.







