Un’onda di voci e il tintinnio delle chiavi hanno increspato la facciata del Rettorato dell’Università La Sapienza, in una manifestazione che ha visto la partecipazione di un centinaio di giovani.
Il corteo, vibrante di richiami e canti, si è riunito per commemorare Giulia Cecchettin, due anni dopo la sua tragica scomparsa, e per ricordare tutte le donne cadute vittime del femminicidio, un fenomeno sociale che continua a lasciare ferite profonde nel tessuto del nostro Paese.
L’azione, promossa dall’Unione degli Universitari (Udu) e da Sinistra Universitaria, non si è limitata alla mera commemorazione.
Ha rappresentato un appello concreto a una profonda trasformazione culturale ed educativa.
Ilaria Vinattieri, esponente di Udu, ha sottolineato l’urgenza di un’educazione sessuo-affettiva completa e accessibile, da integrare nei programmi scolastici e universitari.
Questo percorso educativo, ha spiegato, dovrebbe andare oltre la semplice informazione biologica, promuovendo il rispetto, la parità di genere, la gestione delle emozioni e la decostruzione degli stereotipi che alimentano la violenza.
La manifestazione ha rappresentato un’occasione per riflettere sulle cause profonde del femminicidio, che affondano le radici in modelli relazionali tossici, in una cultura patriarcale che perpetua disuguaglianze e in una mancanza di consapevolezza sui segnali di allarme.
L’attivazione di centri antiviolenza, soprattutto nelle aree periferiche, è stata indicata come una priorità, per offrire supporto alle vittime, prevenire la escalation della violenza e fornire ai responsabili la possibilità di un percorso di riabilitazione.
Gli studenti, in un dialogo diretto con la Rettrice Polimeni, hanno espresso la volontà di trasformare La Sapienza in un ambiente accademico realmente sicuro e inclusivo.
Tra le richieste avanzate, l’approvazione e l’effettiva implementazione del nuovo codice anti-molestie, garantendo procedure trasparenti e accessibili per la segnalazione e la gestione dei casi, e l’istituzione di un centro antiviolenza all’interno dell’università, in grado di offrire consulenza legale, psicologica e supporto pratico alle studentesse.
La manifestazione ha evidenziato la consapevolezza crescente tra i giovani rispetto alla necessità di un cambiamento culturale radicale, che coinvolga istituzioni, famiglie e singoli individui.
Il ricordo di Giulia Cecchettin non deve rimanere un semplice momento di lutto, ma un motore per l’azione, per costruire una società più giusta, equa e libera dalla violenza di genere.
La richiesta è chiara: un impegno concreto e duraturo per prevenire, contrastare e sradicare il femminicidio, garantendo a tutte le donne il diritto di vivere una vita libera dalla paura e dalla violenza.







