Un’istanza formale di deferimento nei confronti dell’Italia è stata inoltrata al Tribunale dei Ministri di Roma dalla Procura della Corte Penale Internazionale (CPI), a seguito della controversa liberazione e del trasferimento in Libia di Almasri, avvenuto tramite un volo di Stato. L’iniziativa, sostenuta dall’avvocato Francesco Romeo, legale di Lam Magok Biel Ruei, vittima di torture perpetrate dal generale libico, si basa su una denuncia per favoreggiamento precedentemente presentata, con il supporto dell’associazione Baobab Experience, a carico della Presidente del Consiglio Meloni e dei Ministri Nordio e Piantedosi.La documentazione presentata dalla Procura della CPI, secondo l’avvocato Romeo, rappresenta un atto di significativa importanza, in quanto offre un’analisi dettagliata delle vicende e individua nelle decisioni dei Ministri Nordio e Piantedosi – scelte di cui la Presidente Meloni ha pubblicamente dichiarato la propria concorsione – una grave trasgressione dell’obbligo italiano di cooperare con la CPI e di eseguire il mandato di arresto emesso nei confronti di Almasri.Il punto cruciale sollevato dalla Procura della CPI riguarda il trasferimento di Almasri in Libia, contestato come espulsione non accompagnata da estradizione, nonostante le affermazioni governative sulla possibile esistenza di una richiesta concorrente libica. Il decreto di espulsione, pur invitando Almasri a lasciare il territorio italiano, non giustifica le modalità del successivo trasferimento aereo, per il quale l’Italia non ha fornito spiegazioni circa la base giuridica e le procedure seguite. L’utilizzo di un volo di Stato, partito da Roma per Torino ben prima dell’emissione della decisione della Corte d’Appello e del decreto di espulsione stesso, solleva interrogativi sulla rapidità e la pianificazione delle operazioni.L’avvocato Romeo sottolinea che l’azione italiana non si limita alla violazione dell’obbligo di cooperazione, ma si configura anche come una potenziale protezione *de facto* per Almasri, garantendogli un’elusione del processo penale, con implicazioni che potrebbero protrarsi nel tempo. La Procura della CPI, pertanto, non solo contesta la procedura di espulsione e trasferimento, ma evidenzia il rischio che Almasri possa beneficiare di una sostanziale impunità grazie alle azioni intraprese dall’Italia. La vicenda, quindi, apre un dibattito più ampio sulle responsabilità dello Stato italiano nei confronti della giustizia internazionale e sul rispetto degli obblighi derivanti dalla ratifica dello Statuto di Roma, che istituisce la CPI. La situazione pone interrogativi circa l’indipendenza della magistratura italiana e l’effettiva volontà politica di collaborare con la giustizia internazionale, soprattutto quando coinvolge interessi di sicurezza nazionale o relazioni diplomatiche sensibili. Il deferimento, pertanto, rappresenta un momento di riflessione cruciale per l’ordinamento giuridico italiano e la sua posizione nel contesto globale.
Italia sotto accusa: deferimento alla CPI per il caso Almasri
Pubblicato il
