mercoledì 8 Ottobre 2025
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Jackpot: Diciannove condanne a Roma, retto un impero del gioco.

Il verdetto del Tribunale di Roma, culminato in diciassette condanne e un complessivo ammontare di circa settant’anni di reclusione, rappresenta un capitolo significativo nell’inchiesta ‘Jackpot’, un’operazione ad ampio respiro orchestrata dalla DDA (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) della capitale e dei Carabinieri.
L’indagine, innescata nel febbraio del 2020 con l’arresto di oltre trenta individui, ha messo a luce un sistema complesso di controllo e gestione illegale del settore del gioco d’azzardo nell’area romana e provinciale.

Tra i condannati figura Salvatore Nicitra, personaggio con un passato intricato e un collegamento storico con la Banda della Magliana, a cui il giudice ha inflitto una pena di nove anni di reclusione.
La sentenza, emessa dalla IX sezione penale, riconosce la sussistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al controllo del mercato del gioco, pur escludendo l’aggravante del metodo mafioso, un dettaglio che pur non inficia la gravità del fatto, ne modifica la qualificazione giuridica.
L’assoluzione di Franco Gambacurta, considerato un capo del clan del quartiere di Montespaccato, introduce una nota di incertezza, sottolineando la difficoltà di provare in modo inequivocabile i ruoli e le responsabilità all’interno di una struttura criminale così ramificata.

L’impianto accusatorio nei confronti di Nicitra delineava un quadro di controllo capillare e sistematico.
Secondo l’accusa, Nicitra avrebbe orchestrato, nel corso degli anni, una vera e propria presa di potere nel settore del gioco d’azzardo nell’area nord di Roma.
Questo controllo non si limitava alla semplice distribuzione, ma comprendeva la gestione completa e l’imposizione di un regime di esclusività.

Nicitra avrebbe imposto la presenza delle apparecchiature per il gioco (slot machine, videolottery, giochi e scommesse online) in attività commerciali specifiche, creando un vero e proprio monopolio territoriale.
L’inchiesta ‘Jackpot’ ha rivelato come, dietro la facciata di attività commerciali apparentemente legali, si celasse una rete di relazioni e accordi illeciti finalizzati all’arricchimento illecito e al controllo del territorio.

Il caso evidenzia, inoltre, la persistenza di dinamiche criminali complesse e radicate, capaci di evolversi e adattarsi alle mutate condizioni del contesto socio-economico, sfruttando le opportunità offerte dal mercato del gioco d’azzardo, un settore intrinsecamente vulnerabile alla infiltrazione mafiosa e alla corruzione.

Il verdetto, pur rappresentando una vittoria per la giustizia, apre interrogativi sul ruolo e sulle responsabilità di chi, a livello istituzionale, ha il compito di vigilare e prevenire tali fenomeni.

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