La scadenza imminente del bando per i servizi di micromobilità condivisa – monopattini e biciclette – solleva un velo di amarezza.
L’esperienza triennale a Roma si è rivelata problematica, generando una situazione che definire ‘gestione inefficiente’ appare un eufemismo.
La città si è progressivamente riempita di dispositivi abbandonati, veri e propri relitti urbani, ostacolando la circolazione pedonale e configurando un rischio concreto per l’incolumità dei cittadini.
L’abbandono indiscriminato non è l’unico nodo cruciale.
La questione della sicurezza stradale, trascurata in modo allarmante, contribuisce a creare un quadro di pericolo diffuso.
Il mancato rispetto delle normative da parte di una porzione significativa degli utenti, unito a una scarsa consapevolezza dei rischi, genera una dinamica potenzialmente dannosa per tutti.
L’incidente che ha visto un autobus danneggiato da un cortocircuito derivante dalla presenza di un monopattino a bordo – una violazione palese e diretta – è emblematico di una cultura di illegalità e imprudenza che affligge il servizio.
Il problema non è meramente operativo, ma denota una profonda carenza di governance e di applicazione delle regole.
La tolleranza verso comportamenti scorretti e la difficoltà nel far rispettare le prescrizioni normative alimentano un circolo vizioso di illegalità e disservizio.
È imperativo che il nuovo bando, previsto per marzo 2026, introduca un cambio di paradigma.
Non si tratta di limitarsi a rivedere i parametri contrattuali, ma di implementare un sistema di controllo rigoroso e di sanzioni dissuasive.
L’inasprimento delle pene per chi contravviene alle normative, unitamente a un rafforzamento dei controlli a tappeto, è essenziale per ristabilire un equilibrio tra la mobilità condivisa e la sicurezza pubblica.
L’esempio di altre metropoli europee, che hanno affrontato con determinazione il problema della micromobilità, offre un modello da seguire.
Città virtuose hanno introdotto misure innovative, come la georeferenziazione dei percorsi consentiti, la limitazione della velocità in aree sensibili, la sospensione temporanea o definitiva dei contratti per comportamenti scorretti, e campagne di sensibilizzazione mirate.
La mozione che presenterò in Aula Capitolina avrà proprio questo obiettivo: sollecitare l’amministrazione comunale a prendere a esempio le best practices europee, superando l’attuale anarchia e garantendo una micromobilità sicura, sostenibile e integrata nel tessuto urbano.
Non si tratta di demonizzare la mobilità condivisa, ma di regolarla efficacemente, tutelando la qualità della vita di tutti i cittadini romani.
È necessario passare da una gestione permissiva a una governance proattiva, focalizzata sulla sicurezza e sulla responsabilità.







