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lunedì 27 Ottobre 2025

Occupazioni studentesche a Roma: la scuola divisa tra protesta e studio.

L’autunno romano si presenta con un panorama scolastico complesso, segnato da una rinnovata ondata di occupazioni studentesche.

Il Liceo Classico Augusto, storico istituto al Celio, è l’ultimo tassello di una tendenza che rischia di compromettere il regolare svolgimento dell’attività didattica.

La mobilitazione, iniziata nella notte del 7 ottobre, coinvolge un centinaio di studenti, ma ha generato una reazione altrettanto significativa: una petizione online, “La scuola si vive, non si occupa”, diffusa su Change.
org, che in poche ore ha raccolto un numero considerevole di adesioni.
Questa iniziativa rappresenta un contrappunto netto alle occupazioni, esprimendo un sentimento diffuso tra chi ritiene che la scuola debba rimanere un luogo dedicato all’apprendimento e alla crescita personale, e non un palcoscenico per manifestazioni politiche.
L’appello sottolinea il diritto alla scuola, non solo come spazio di espressione, ma soprattutto come ambiente protetto dove il percorso di istruzione possa compiersi in un clima di serena collaborazione e rispetto reciproco.

I firmatari della petizione evidenziano le conseguenze negative di queste azioni: la perdita di preziose ore di lezione, l’annullamento di gite didattiche programmate con cura, e, soprattutto, l’erosione della fiducia vitale tra docenti e studenti.

Si richiede quindi con urgenza il ritorno alla normalità, con la riapertura delle scuole e il ripristino del regolare svolgimento delle lezioni.

L’auspicio è che si apra un canale di comunicazione costruttivo che coinvolga docenti, studenti e genitori, permettendo a tutte le parti di esprimere le proprie esigenze e preoccupazioni.
Un elemento cruciale, e motivo di crescente preoccupazione, è l’intreccio tra le occupazioni scolastiche e le manifestazioni di supporto alla Palestina.
I firmatari della petizione avvertono il rischio di una divisione profonda tra gli studenti: da un lato chi desidera ardentemente un ambiente scolastico dedicato allo studio e all’apprendimento, dall’altro chi utilizza gli spazi scolastici come amplificatore di messaggi politici.
Questa polarizzazione rischia di compromettere la coesione della comunità scolastica, rendendo sempre più difficile il raggiungimento di un clima di dialogo e collaborazione.
Si pone quindi la questione della legittima espressione del dissenso e la sua compatibilità con il diritto allo studio, sollevando interrogativi complessi sul ruolo della scuola nella società contemporanea.

L’equilibrio tra la libertà di manifestazione e il diritto all’istruzione si rivela una sfida cruciale per il futuro delle istituzioni scolastiche romane.

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