Nella notte, un’esplosione ha scosso il quartiere di Ostia, innescando un’ondata di sgomento e riaccendendo antiche paure. L’evento, verificatosi in prossimità della palestra riconducibile all’ex pugile Gianni Di Napoli, ha lasciato segni tangibili: veicoli danneggiati, facciata dell’edificio lesionata e, soprattutto, un senso di precarietà diffuso tra i residenti. Fortunatamente, non si sono registrate vittime o feriti, ma l’episodio ha riproposto all’attenzione pubblica le fragilità di un territorio segnato da una lunga storia di conflitti e illegalità.L’esplosione non è un mero atto vandalico, bensì un sintomo di una situazione più complessa, un tentativo di intimidazione che mira a destabilizzare la comunità. La consigliera regionale Emanuela Droghei ha espresso con forza la necessità di non rassegnarsi a un clima di paura e di violenza, sottolineando il diritto inalienabile dei cittadini a vivere in sicurezza e serenità. Un diritto che, a Ostia, sembra spesso violato.L’appello di Droghei è stato prontamente ripreso da Alessio D’Amato, segretario romano di Azione, e dai consiglieri Flavia De Gregorio, Antonio De Santis e Andrea Bozzi, che hanno invocato un rafforzamento significativo della presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Un presidio costante, non occasionale, per contrastare efficacemente i tentativi di infiltrazione criminale e prevenire ulteriori episodi di questo genere.Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha replicato con fermezza, ribadendo l’impegno dell’amministrazione comunale a tutelare la legalità e a valorizzare le potenzialità di crescita di Ostia. Un territorio che, pur con le sue difficoltà, vanta un patrimonio storico, culturale e ambientale di inestimabile valore. L’amministrazione si impegna a non lasciare che la violenza possa prevalere, garantendo una risposta decisa e coordinata a chiunque tenti di minare la sicurezza e la tranquillità dei cittadini.Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Roma sotto la supervisione dei magistrati dell’Antimafia, si concentrano ora sull’identificazione degli autori e sulla ricostruzione delle motivazioni alla base dell’attentato. L’apertura di un fascicolo per incendio aggravato dal metodo mafioso suggerisce che l’evento potrebbe essere legato a dinamiche criminali più ampie, riconducibili a interessi economici o conflitti interni alle organizzazioni.L’episodio riemerge in un contesto già delicato, segnato da una crescente tensione sociale e da un senso di abbandono che affligge da tempo la popolazione di Ostia. È necessario un approccio integrato, che coinvolga non solo le forze dell’ordine e l’amministrazione pubblica, ma anche il tessuto sociale locale, le associazioni di volontariato e i comitati di quartiere. Solo così sarà possibile ricostruire un senso di fiducia e di appartenenza, contrastando l’emarginazione e la criminalità che da tempo minacciano la stabilità del territorio. La sicurezza non è solo questione di presidi e controlli, ma anche di sviluppo economico, inclusione sociale e ripristino di una cultura della legalità condivisa.
Ostia, esplosione e paura: la comunità chiede sicurezza.
Pubblicato il
