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venerdì 31 Ottobre 2025

Parolin: L’aiuto umanitario, seme di pace e speranza nel mondo.

L’impegno umanitario, come manifestazione concreta di compassione e solidarietà, si configura oggi, a detta del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, come un elemento cruciale nella complessa ricerca di un mondo più giusto e pacifico.
Afferma Parolin, a margine di un evento presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che l’azione della Santa Sede si orienta verso questa direzione, con la ferma convinzione che alleviare la sofferenza umana, soprattutto in contesti di conflitto armato, possa costituire un percorso preliminare, un *kairos*, per la costruzione duratura della pace.

Non si tratta, in questo contesto, di un’azione isolata o di una mera risposta emergenziale.
Il Cardinale Parolin sottolinea come l’azione della Santa Sede in questo ambito affondi le sue radici in una tradizione secolare, risalente persino agli orrori della Prima Guerra Mondiale.

Una tradizione che riconosce la dignità intrinseca di ogni individuo, indipendentemente dalla sua fede, nazionalità o condizione sociale.
L’intervento umanitario, quindi, si articola su molteplici livelli: dalla cura immediata dei feriti e dei malati, all’assistenza dei rifugiati e degli sfollati, fino alla mediazione per lo scambio di prigionieri, un gesto di fiducia reciproca e un primo passo verso il disgelo tra fazioni contrapposte.

Il ragionamento del Cardinale Parolin invita a riflettere su un aspetto spesso trascurato nel dibattito internazionale: la connessione profonda tra giustizia sociale e pace.
Un’azione umanitaria efficace non può essere disgiunta da un impegno per affrontare le cause profonde dei conflitti, come la povertà, le disuguaglianze economiche e la mancanza di accesso all’istruzione.
Si tratta di un approccio olistico che riconosce la necessità di agire sia sui sintomi che sulle cause del malessere umano.
Inoltre, l’attenzione per i più vulnerabili, incarnata dall’opera del Bambino Gesù, simboleggia un messaggio universale di speranza e redenzione.
Questo approccio non si limita alla pura assistenza materiale, ma cerca di ripristinare la dignità e la fiducia nel futuro di coloro che sono stati colpiti dalla violenza.
L’impegno della Santa Sede, in questa prospettiva, non è solo un dovere morale, ma anche una testimonianza di fede nella possibilità di un futuro migliore per tutti, un futuro in cui la compassione e la solidarietà prevalgano sulla guerra e l’odio.

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